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Petroliera affondata, chiazza in mare di 100km quadrati

Spente le fiamme si lotta contro marea nera nel Mar della Cina

16 gennaio, 10:28
>>>ANSA/ PETROLIERA AFFONDATA, 'CHIAZZA IN MARE DI 100 KM QUADRATI' >>>ANSA/ PETROLIERA AFFONDATA, 'CHIAZZA IN MARE DI 100 KM QUADRATI'

 (ANSA) - PECHINO, 15 GEN - Il greggio finito nel mar Cinese orientale ha formato una chiazza grande oltre 100 km quadrati e ha dato il via a una corsa contro il tempo per evitare che i danni al ricco ecosistema dell'area diventino irreparabili. L'incendio in superficie del condensato fuoriuscito dalla petroliera iraniana Sanchi, affondata domenica a otto giorni dalla collisione del 6 gennaio con il mercantile Cf Crystal al largo di Shanghai, è stato domato in giornata e ha permesso di accelerare i tempi delle attività di pulizia marina. Due navi cinesi hanno cominciato a spruzzare agenti chimici allo scopo di dissolvere il composto di gas e liquidi tossici finiti su un'area che per effetto di correnti marine e moto ondoso continua ad ampliarsi, in abse al resoconto della tv statale cinese Cctv. Lo stop alla ricerca su vasta scala dei 29 residui dispersi dell'equipaggio della Sanchi (solo 3 corpi sono stati ritrovati) e la fine dell'incendio hanno consentito ai soccorritori di concentrarsi solo sulla questione ambientale visto che la nave sta continuando a riversare il carico di 136.000 tonnellate di raffinato tossico e infiammabile. La petroliera registrata a Panama è affondata, secondo la guardia costiera giapponese, a meno di 300 km a ovest di Amami-Oshima, isola della prefettura meridionale di Kagoshima. Fu Pengcheng, professore del College of Life Science and Biotechnology all'Università di Pechino di tecnologia chimica, ha messo in guardia dal fatto che il recupero dei danni dell'ondata nera potrebbe richiedere decenni, forse secoli. Fu, citato dai media cinesi, ha notato che fermare la falla sarà difficile e i lavori di pulizia "devono prevenire una vasta quantità di greggio dalla fuoriuscita", costinuendo una minaccia diretta alla vita marina, alla pesca e alle attività produttive correlate. Cruciale, a tal proposito, è l'invio di una squadra di esperti capace "di valutare la situazione e di fare un piano appropriato per minimizzare i danni". Parte del condensato scivolerà sul fondale marino e parte resterà in superficie finendo sulle spiagge della costa cinese e di alcuni Paesi confinanti. Minimizzare il disastro, ha concluso Fu, impone un combinato di approcci fisici, chimici e biologici di lungo periodo. L'uso di soluzioni chimiche potrebbe provocare forme di inquinamento secondario: meglio il ricorso a bio-rimedi come batteri che possono neutralizzare le tossine in materiali inerti. (ANSA).

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