La corruzione "è una delle piaghe più laceranti del tessuto sociale, perché lo danneggia pesantemente sia sul piano etico che su quello economico: con l'illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti, togliendo fiducia, trasparenza e affidabilità all'intero sistema". Nell'udienza in Sala Nervi ai magistrati, ai dirigenti e al personale della Corte dei Conti - la prima in 150 anni di storia dell'organo giurisdizionale contabile - il Papa torna a puntare il dito, con particolare forza, contro la corruzione, che, afferma, "avvilisce la dignità dell'individuo e frantuma tutti gli ideali buoni e belli".
Per Francesco, "la società nel suo insieme è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione nelle sue varie forme". E proprio la Corte dei Conti, "nell'esercizio dei controlli sulla gestione e sulle attività delle pubbliche amministrazioni, rappresenta un valido strumento per prevenire e colpire l'illegalità e gli abusi". E al tempo stesso, "può indicare gli strumenti per superare inefficienze e storture".
Da parte loro, secondo il Papa, "i singoli amministratori pubblici devono avvertire sempre più la responsabilità di operare con trasparenza e onestà, favorendo così il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni, il cui scollamento è una delle manifestazioni più gravi della crisi della democrazia". Sia "il controllo rigoroso delle spese da parte della magistratura contabile da un lato", sia "l'atteggiamento corretto e limpido dei responsabili della cosa pubblica dall'altro", per Francesco "possono frenare la tentazione di gestire le risorse in modo non oculato e a fini clientelari". I beni comuni, infatti, "costituiscono risorse che vanno tutelate a vantaggio di tutti, specialmente dei più poveri, e di fronte a un loro utilizzo irresponsabile lo Stato è chiamato a svolgere una indispensabile funzione di vigilanza, debitamente sanzionando i comportamenti illeciti".
Il Papa lo ribadisce chiaramente: "il controllo rigoroso delle spese frena la tentazione, ricorrente in coloro che occupano cariche politiche o amministrative, a gestire le risorse non in modo oculato, ma a fini clientelari e di mero consenso elettorale". Ed è in tale prospettiva che "si colloca anche l'importante ruolo che la Magistratura contabile riveste per la collettività, in particolare nella lotta incessante alla corruzione".
Bergoglio incoraggia dunque i "cari magistrati della Corte dei Conti Italiana" - il cui presidente Angelo Buscema, nel suo indirizzo di saluto, indica proprio l'"impegno" e la "generosità" del Papa su questi temi come "un esempio per tutti noi e soprattutto per le nuove generazioni" - "a proseguire con serenità e serietà nel vostro ruolo, che è centrale nella definizione di importanti momenti di coordinamento della finanza pubblica". "Possiate sempre essere animati dalla consapevolezza di rendere un servizio - conclude -, volto a far crescere nella società la cultura della legalità".