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Papa: Emirati; al centro dialogo Islam e Chiesa di 'migranti'

Forum interreligioso su fraternità, poi 1/a messa Penisola araba

    Anche questa volta l'aggettivo "storico" non è sprecato. Il viaggio che porterà papa Francesco ad Abu Dhabi dal 3 al 5 febbraio, il 27/o del suo pontificato, sarà il primo di un Pontefice, oltre che negli Emirati Arabi Uniti, anche in tutta la Penisola araba, culla dell'Islam. E in primo luogo sarà significativo per la partecipazione del Papa, lunedì 4, all'incontro interreligioso sulla "Fratellanza umana", insieme ad altri 700 leader religiosi tra cui il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb (che incontrerà Francesco per la quinta volta e l'accompagnerà in molti momenti della visita). Poi per l'abbraccio della comunità cattolica locale - negli Emirati i cattolici sono circa 900 mila, il 10 per cento della popolazione - composta per lo più di immigrati, lavoratori asiatici provenienti per lo più da Paesi come Filippine e India: una "Chiesa di migranti" quella a cui si rivolgerà papa Bergoglio nella messa alla Zayed Sports City, dove sono esauriti i 135 mila biglietti disponibili, la prima, grande messa pubblica negli Emirati e nella Penisola araba.

    "La fede in Dio unisce e non divide, avvicina pur nella distinzione, allontana dall'ostilità e dall'avversione", insomma "siamo fratelli pur essendo differenti", ha già scolpito il Pontefice nel videomessaggio al popolo degli Emirati, dove arriva su invito del principe ereditario, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan e di mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell'Arabia meridionale (competente anche su Oman e Yemen).

    Il Paese dove arriva il Papa, una delle monarchie del Golfo alla ricerca di nuovi canali economici e di rilancio guardando oltre l'era del petrolio, vuole mostrare un volto di modello di convivenza, anche avendo proclamato quest'anno l'"Anno della tolleranza", di cui il forum sulla "Human fraternity" è parte.

    Francesco, prima di intervenirvi e pronunciare il suo discorso (uno dei due del viaggio), lunedì incontrerà privatamente nella Grande moschea i membri del Muslim Council of Elders, che lo organizza, sempre alla presenza del grande imam Al Tayyeb, rappresentante la massima istituzione sunnita al mondo.

    L'importanza della visita papale come impulso al dialogo islamo-cristiano viene sottolineata anche col fatto che essa avviene - come la prossima del 30-31 marzo in Marocco - nell'ottavo centenario dell'incontro del 1219 in Egitto tra San Francesco e il sultano Al-Malik al-Kamil: e al santo di Assisi, anche come auspicio di pacificazione per una regione tormentata dai conflitti, è attribuita la preghiera il cui primo verso è diventato motto del viaggio, "Rendimi strumento della tua pace", accanto al logo con la colomba e il ramosclello d'ulivo.

    A ciò si aggiungono la vicinanza e l'incoraggiamento alla comunità cattolica locale, che vive una particolare condizione di "popolo di migranti". E quanto la situazione dei cristiani in Medio Oriente gli stia a cuore, il Papa l'ha confermato oggi parlando alla Commissione mista cattolico-ortodossa: "La guerra, figlia del potere e della miseria - ha detto -, ceda il posto alla pace, figlia del diritto e della giustizia, e anche i nostri fratelli cristiani siano riconosciuti come cittadini a pieno titolo e con uguali diritti". Teatro dell'atteso incontro sarà la messa di martedì alla città sportiva Zayed, eloquente per la massiccia partecipazione, non solo dagli Emirati ma anche da Paesi limitrofi. "C'è stata una straordinaria risposta di fedeli", ha rilevato il portavoce vaticano Alessandro Gisotti. Durante la messa, la preghiera dei fedeli sarà pronunciata in tutte le lingue dei popoli immigrati, mentre, ha spiegato ancora Gisotti, "ci saranno anche molti ospiti musulmani".

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