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Sinodo Amazzonia, "mondo cambi stili vita o sarà disastro"

Religiosa, "qui holding violano norme che rispettano in loro Paesi"

    Ascoltare il "grido" dell'Amazzonia, come fa il Sinodo convocato da papa Francesco in Vaticano, significa per i padri sinodali anche capire quanto siano legati e complementari il livello locale e quello globale, cioè la dimensione ecologica del pianeta. "Di fronte a questo tema, e al fatto che i poveri sono quelli che soffrono di più per il degrado dell'ambiente - avverte il cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico -, la risposta dev'essere quella di un'ecologia integrale. Non solo per l'Amazzonia, che è un 'polmone' del pianeta ma non l'unico, che vive un momento drammatico, ma generale è la necessità di cambiare stile di vita nella nostra società, vittima della cultura dello scarto, dello spreco, di un'accumulazione fine a se stessa, tali da portare a una catastrofe apocalittica che distruggerà questo pianeta". Per il porporato la trasformazione, la "conversione ecologica" è "urgente", e "tutti dobbiamo partecipare", con "particolate attenzione ai più svantaggiati".

    L'allarme che viene dal Sinodo panamazzonico divampa mentre vanno avanti i lavori dei Circoli minori. Nel briefing con la stampa, mons. Joaquin Pertinez Fernandez, vescovo di Rio Branco (Brasile), la cui diocesi è grande un terzo dell'Italia e vanta due fusi orari, parla di una "Chiesa profetica che ascolta il grido di gioia e di dolore del nostro popolo: ma poche, in verità, sono le grida di giubilo, che sarebbero molte di più se l'Amazzonia fosse quel paradiso che Dio ha immaginato e che invece l'uomo sta distruggendo". Il presule la definisce "una terra di martiri, dove è stato versato molto sangue, con molti morti conosciuti", e cita ad esempio Chico Mendes, "e molti altri sconosciuti".

    Il suo territorio dell'Acre ha prodotto il miglior caucciù del Brasile, ed irrompe così il dramma dei 'seringueiros'. "Si dice che sotto ogni albero di caucciù ci sia un morto - spiega -. Sono stati mandati nel territorio come soldati per una guerra mondiale, la guerra della gomma. E quello dei seringueiros è stato definito l'unico caso nella storia dell'umanità in cui si lavora per rendersi schiavo. Gente al soldo dei padroni delle terre, che moriva, veniva uccisa per il cosiddetto 'oro bianco'. E l'Amazzonia che dovrebbe essere fonte di vita, diventa fonte di lavoro schiavo". Il vescovo la indica come "luogo teologico della sofferenza umana", a partire da una "storia crudele, nel pieno del ventesimo secolo, ma poco conosciuta, che ha segnato molto il nostro popolo. Con ferite profonde di ingiustizia, sfruttamento, schiavitù".

    E l'arcivescovo di Palmas, mons. Pedro Brito Guimaraes, dallo Stato brasiliano di Tocantins, dove a fronte di 1,5 milioni di abitanti ci sono 9 milioni di capi di bestiame ("tutti vaccinati, cosa che non si può dire per la popolazione"), porta l'esperienza di una terra devastata dalla monocoltura della soia e dagli allevamenti intensivi. "Questo Sinodo ci dà grandi speranze - sostiene -. I peccati ecologici sono qualcosa di nuovo, ma dobbiamo cominciare ad affrontarli e confessarli. Il futuro dell'umanità dipende dalle decisioni che si prenderanno in questo Sinodo". Per Guimaraes, "commettiamo tanti peccati contro la natura e mai facciamo un vero esame di coscienza.

    Invece occorre vivere di più dell'essenziale. Non siamo proprietari della natura, ne siamo i guardiani. E non esiste un altro pianeta". E un esempio è quello di cui parla suor Birgit Weiler, dal Perù, delle Suore missionarie mediche. "L'ecologia integrale dev'essere una visione concreta - osserva -, e questo da noi riguarda i progetti minerari che minacciano la popolazione. Per questo occorre cercare appoggi ad esempio negli Stati Uniti, in Canada, le cui multinazionali in Amazzonia violano le regole che non si sognerebbero mai di violare nei loro Paesi o altrove. Non è che le vite degli europei o degli americani valgano di più di quelle dei nostri campesinos".

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