(ANSA) - CITTA DEL VATICANO, 22 SET - L'arcivescovo cattolico
caldeo di Erbil (Iraq), mons. Bashar Warda, afferma che l'ascesa
al potere dei talebani afghani potrebbe avere implicazioni
estremamente gravi anche per il Paese mediorientale.
"L'Afghanistan e l'Iraq sono posti molto diversi, ma la presa
del potere da parte dei talebani fornisce certamente un
incoraggiamento a coloro che sostengono quel tipo di regime",
sottolinea in un colloquio con la fondazione pontificia Aiuto
alla Chiesa che Soffre. Secondo il prelato gli estremisti del
Daesh sono ancora attivi nel Paese e questo lo rende
"certamente" preoccupato che possano tornare al potere in Iraq e
in Siria. "Non se ne sono andati completamente. Continuano a
esistere in clandestinità e conservano tuttora la capacità di
causare danni in Iraq. Ancor più importante, la mentalità che ha
creato l'Isis permane ancora nella regione. Penso sia
sicuramente vero che la mentalità di Daesh esiste ancora in Iraq
e in Siria in alcune fasce della popolazione", prosegue mons.
Warda.
L'arcivescovo di Erbil ha poi commentato l'annuncio del
presidente Joe Biden il quale intende ritirare la missione di
combattimento degli Stati Uniti in Iraq entro la fine dell'anno.
Secondo il prelato la conseguente potenziale insicurezza avrà un
impatto negativo sui cristiani e sulle altre minoranze
religiose. "Ciò che la nostra storia ci ha insegnato,
soprattutto la nostra storia recente, è che in ogni momento di
instabilità e conflitto sono le minoranze a soffrire per prime.
Quindi, nella misura in cui qualsiasi variazione nel
coinvolgimento degli Stati Uniti in Iraq porti a un aumento
dell'instabilità, certamente siamo preoccupati che ciò possa
determinare un'ulteriore persecuzione delle minoranze
religiose". Nonostante queste preoccupazioni l'arcivescovo Warda
resta fiducioso per il futuro del cristianesimo in Iraq, in
particolare dopo la visita di Papa Francesco dello scorso marzo.
"Siamo un piccolo numero ora, ma teniamo duro e facciamo del
nostro meglio ovunque ci troviamo in Iraq per dimostrare che
siamo una parte vitale del tessuto del Paese. Penso che la
visita del Santo Padre abbia mostrato al resto dell'Iraq
l'impatto positivo della comunità cristiana, e anche l'impatto
positivo che questa stessa comunità può garantire all'Iraq in
termini di come il mondo vede il nostro Paese. Queste cose ci
portano speranza e continueremo a fare del nostro meglio per
costruire su di esse. Speriamo che, nel tempo, ciò consenta alla
nostra comunità non solo di sopravvivere ma di prosperare e, si
spera, di crescere". (ANSA).