Anche le attività artigiane aperte
stanno registrando un pesante calo del fatturato a causa del
fatto di lavorare in una 'zona rossa'. Lo sottolinea
Confartigianato che stima un calo di ricavi per i parrucchieri
del 50%, anche in relazione al fatto che alcuni negozi lavorano
in condivisione con i centri estetici. Pasticcerie, gelaterie e
attività legate al food registrano una flessione del 55%, il
settore dell'abbigliamento (sartoria, calzolai) del 60%, con una
produzione di calzature e di abiti pressoché nulla, i fotografi
dell'85%, i taxi dell'80%, le lavanderie del 55%, gli
autiotrasportatori del 48%.
"Prima di tutto - spiega Dino De Santis, presidente di
Confartigianato Torino - bisogna sottolineare che il decreto,
collegato all'inserimento di Torino e del Piemonte tra le zone
rosse, ha creato una confusione che non va di certo a vantaggio
delle imprese, anche di quelle rimaste aperte. La grande
maggioranza delle attività artigiane anche se è aperta paga il
pegno di lavorare in un'area delimitata come zona rossa, quindi
con un traffico di clientela pressoché dimezzato, in quanto le
persone si possono spostare solo per motivi di lavoro e di
salute. Inoltre, le nostre botteghe rappresentano dei punti di
riferimento per la clientela che è abituata anche a spostarsi in
un altro comune diverso da quello di residenza per raggiungere,
per esempio, il proprio parrucchiere di fiducia. Per molti il
2020 è irrimediabilmente compromesso e la gestione del 2021, pur
rimanendo incerta e legata alla durata della pandemia, potrebbe
rappresentare un'ulteriore criticità".
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