(ANSA) - ANCONA, 15 GIU - Ripresa che stenta a ripartire,
occupazione stagnante, export da migliorare ma con alcuni
settori che eccellono negli scambi con l'estero. E' la sintesi
dell'andamento 2017 della provincia di Ancona, tracciata nella
16/a Giornata dell'economia di Ancona, organizzata dalla Camera
di Commercio dorica, da cui emerge un leggero aumento della
consistenza del tessuto imprenditoriale delle Marche (+0,28%)
dopo alcuni anni di saldo negativo. La speranza arriva
dall'export che segna +1,5% fra il 2017 e l'anno precedente.
Alcune imprese, anche molto piccole, si sono dimostrate
dinamiche, ma la parabola ascendente non è compiuta. Ancora
forte la crisi del "bianco" (elettrodomestici -8,3%), a trainare
l'interscambio con l'estero ci sono la nautica (cresce del +154%
dal 2016) e quella parte della meccanica che produce minuteria.
Sul fronte lavoro, il tasso di occupazione provinciale
diminuisce al 61,3%, quello italiano è al 58%, mentre appare in
crescita il tasso di disoccupazione, che sale al 12,5% (era il
9,5% nel 2016) contro la media nazionale dell'11,2%. Il tasso di
attività negli ultimi due anni ha perso circa un punto
percentuale all'anno e nel 2017 si ferma al 70,3%, maggiore
della media nazionale (64,9%). Gli occupati scendono dai 196
mila del 2016 ai 186 mila dello scorso anno. Fra le imprese
registrate al 31 dicembre 2017, in totale 46.368 di cui attive
40.516, i settori tradizionali sono quelli con le consistenze
maggiori: l'agricoltura, silvicoltura e pesca con 6.561 imprese,
le attività manifatturiere con 5.132 aziende, le costruzioni
6.198 e il commercio, che riunisce le attività all'ingrosso e al
dettaglio, rappresenta il settore di maggior entità numerica,
con 11.616 unità. Al terziario appartengono il 56,7% delle
imprese registrate in provincia, le attività industriali
costituiscono il 25% e l'agricoltura, silvicoltura e pesca
assorbe il 14,2%. Nelle Marche, le startup innovative sono 370,
numero lontano dalle 1.959 della Lombardia, ma in rapporto al
numero delle società di capitale del tessuto imprenditoriale
regionale, rappresentano il 9,1 per mille, la media nazionale è
del 5,1%, salendo al secondo posto della graduatoria delle
regioni, dietro il Trentino Alto Adige, con un valore dell'11,7
per mille. Tra le prime dieci province italiane, tre sono
marchigiane: al terzo posto c'è la provincia di Ascoli Piceno
(14,8%), dietro Trieste e Trento al 15,2%, Ancona è quarta
(11,1%), quella di Macerata ottava (8,8%). C'è, però, ancora
"bisogno di diffondere la cultura digitale - ha detto il
presidente dell'ente camerale Giorgio Cataldi -, il report lo
dimostra, le Marche sono sorprendentemente indietro rispetto al
digital divide e all'uso di strumenti Ict in genere". Per
Cataldi, è anche necessario "continuare a tenere alta la guardia
perché l'uscita dalla crisi procede a rilento, con le Marche in
affanno anche rispetto al quadro nazionale che mostra tenui
segnali di ripresa, e proprio in un momento come questo le
imprese hanno bisogno di tutto il supporto delle istituzioni, in
particolare del sistema camerale". Quello dorica, nel triennio
2015-2017, ha investito risorse economiche per 6,2 milioni di
euro.(ANSA).