(ANSA) - ROMA, 18 GIU - "Il problema principale del nostro
Istituto non sono le uscite, ma abbiamo una sofferenza sul piano
delle entrate: mancano i ricavi per contributi, manca la
capacità di intercettare il lavoro che è cambiato", ecco,
dunque, "il motivo della proposta riformista sull'ampliamento
della platea" degli associati (nella quale si punta a far
confluire i comunicatori pubblici, privati e free-lance ora
iscritti all'Inps, ndr) contenuta nell'emendamento al Decreto
Crescita, approvato ieri nelle commissioni Bilancio e Finanze
della Camera. Ad esprimersi così la presidente dell'Inpgi (la
Cassa pensionistica dei giornalisti) Marina Macelloni, questa
mattina, dinanzi alla Commissione Bicamerale di controllo sugli
Enti gestori di forme previdenziali. "La nostra platea di
riferimento, ci rendiamo conto, è completamente differente da
quella immaginata nel 1963, quando è stato costituito l'Ordine
dei giornalisti, abbiamo una fluidità di lavoro molto alta,
giornalisti che passano dal lavoro dipendente a quello autonomo,
dal lavoro nell'informazione tradizionale al blog, dalla
televisione alla comunicazione, penso che dobbiamo esser in
grado di intercettare questo cambiamento, coerente con la nostra
sopravvivenza - ha sottolineato - ma anche con la nostra
attività". La norma licenziata ieri dai deputati 'congela' per
un anno l'ipotesi di commissariamento dell'Inpgi e, a seguito
della stesura (entro 18 mesi) di un bilancio attuariale per
tirare le somme sugli effetti delle riforme previdenziali e del
contenimento dei costi richiesti alla Cassa, stabilisce che se
non vi sarà evidenza di "sostenibilità economico finanziaria di
medio lungo periodo" il governo dovrà adottare uno, o più
regolamenti diretti a disciplinare le modalità di allargamento
della platea contributiva dell'Inpgi.