(ANSA) - ROMA, 29 MAR - Il decreto interministeriale che dà
ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza
l'opportunità di accedere al 'Reddito di ultima istanza'
stabilito dal decreto Cura Italia è sì "un provvedimento
necessario", ma la sua formulazione, tuttavia, deve avere
"opportune, quanto immediate correzioni, per ristabilire il
principio di equità", perché si prevede l'immissione dei
professionisti iscritti agli Ordini nel fondo, però "si pone,
solo per loro, una serie di limitazioni incomprensibili per
l'accesso al beneficio". Lo affermano, in una nota l'Anc
(Associazione nazionale commercialisti) e l'Adc (Associazione
dottori commercialisti), che criticano il testo, sostenendo che
"non si vede la ragione per cui, soltante per le professioni
ordinistiche, si siano stabiliti scaglioni di reddito" (il
bonus, è stato indicato dal ministero del Lavoro, infatti, andrà
chiesto alla propria Cassa, e sarà erogato a chi ha avuto
redditi fino a 35.000 o, tra 35.000 e 50.000, abbia subito cali
di attività di almeno il 33% nei primi 3 mesi del 2020, ndr). "A
noi commercialisti - si legge nella nota dei sindacati
professionali - che lasciamo volontariamente i dipendenti a casa
per tutelarli maggiormente e che siamo stati riconosciuti per
decreto essenziali al Paese, viene chiesto di proseguire la
nostra attività a rischio della salute, affinché contribuenti e
imprese possano comprendere e accedere il più velocemente
possibile, per il nostro tramite, alle misure che il Governo
dispone quasi quotidianamente, in questo momento così
difficile", perciò Anc e Adc chiedono "ci sia riconosciuto
almeno che l'accesso al 'Reddito di ultima istanza' sia previsto
con criteri uniformi per il lavoro autonomo e per le professioni
ordinistiche". (ANSA).