Con la manovra di bilancio del 2017, lo Stato Italiano ha varato il piano individuale di risparmio, chiamato Pir: investendo il proprio capitale per almeno il 70% in Italia, di cui il 30% non quotato nel listino principale, mantenendo l’investimento fermo per almeno 5 anni, si ottiene un guadagno completamente defiscalizzato. Investire quindi nel sistema Italia può rappresentare un efficiente possibilità di investimento. Sembrano parole nazionalistiche, ma in realtà arrivano da Simone Manferdini, consulente finanziario di una delle più importanti società di investimento italiane.
Le regole sono precise: si possono investire al massimo 30mila euro annui con montante finale di 150mila euro e si deve mantenere per 5 anni. Nel caso si volesse rientrare dall’investimento in maniera anticipata il capital gain sarebbe fiscalizzato come un investimento normale, e quindi del 26%. “Si stimano circa 68 miliardi di euro di movimento - spiega Manferdini -. Non essendo vincolanti i 5 anni, si potrebbe verificare l’ipotesi di poter valutare un’uscita anticipata pur pagando la tassa sul guadagno”.
Altro consiglio è quello di esporre a questo piano individuale al massimo il 10% del proprio portafoglio. “Oggi i mercati sono difficili, differenziare è sempre la cosa più saggia - conclude l’esperto -. Certamente il guadagno sarà meno esponenziale, ma avrò maggior probabilità di rendimento esponendomi meno al rischio. Un prodotto panacea non esiste, esiste quello che soddisfa le esigenze del cliente. Ma se si dispone di maggior tempo le possibilità di rendimento aumentano, esponendosi meno ai rischi”.