"Dal nostro punto di vista questo
film è una storia d'amore tra una madre e sua figlia. Per noi
finisce con il ricongiungimento delle due che guardano avanti
insieme nella stessa direzione". Così Christine Molloy, regista
con il marito Joe Lawlor del film inglese "Rose plays Julie",
che sarà proiettato in anteprima questa sera al Bif&st, il Bari
international film festival, descrive il loro film.
La protagonista, Rose, è alla ricerca dei suoi genitori
biologici e dopo aver rintracciato la madre Ellen, scopre del
suo concepimento violento. "Cerca risposta alla domanda 'i miei
genitori mi hanno voluta, mi hanno amata?' - spiegano i registi
- e così inizia un viaggio che serve anche a noi per esplorare
le conseguenze di un atto di violenza. A causa delle circostanze
in cui Rose è nata, infatti, la madre è stata quasi costretta a
rifiutarla e quindi il viaggio della madre è quello di accettare
di ricongiungersi a sua figlia".
"Penso - dice Lawlor - che ci siano domande quasi filosofiche
che vanno fatte per capire l'importanza dei rapporti umani: 'Chi
sono? Qual è la mia identità? Chi mi ha creato? Perché sento che
dentro di me c'è qualcosa che non torna?' Queste domande sono
state il punto di partenza per la realizzazione di questo film,
ciò che ha spinto la protagonista a imbarcarsi in questo viaggio
alla ricerca di sé, per cercare di capire quale fosse la sua
identità. Il periodo che viviamo - aggiunge - rivela
l'importanza di queste domande e del tema dell'identità a causa
delle disuguaglianze sociali e di genere".
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