(ANSA) - BARI, 10 SET - La riduzione dei livelli di una
proteina, misurata in laboratorio nei primi giorni di ricovero
di un paziente affetto da Covid-19, è legata ad un rischio
maggiore di mortalità durante l'ospedalizzazione. Lo indica lo
studio italiano pubblicato sulla rivista Thrombosis and
Hemostasis e coordinato da Elvira Grandone, responsabile
dell'Unità di Ricerca Emostasi e Trombosi dell'IRCCS Casa
Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia).
I pazienti affetti da Covid-19 hanno manifestazioni più o
meno gravi della malattia associate, prevedibilmente, a
conseguenze cliniche che possono essere estremamente diverse. In
tutte le forme della malattia, il minimo comune denominatore è
un'infiammazione del rivestimento interno dei vasi sanguigni
(endotelio). Pertanto, un danno più o meno grave dell'endotelio
può comportare, nelle sue forme più severe, una compromissione
permanente dello stesso organo con la formazione di piccoli
coaguli all'interno dei vasi del microcircolo dei vari organi;
tale fenomeno viene chiamato "microangiopatia trombotica".
I ricercatori hanno scopeto che la proteina chiamata
Adamts13 rappresenta "il termometro" della microangiopatia
trombotica. Viene prodotta da diversi tipi di cellule, comprese
quelle dell'endotelio. Una riduzione dei livelli circolanti di
Adamts13 comporta, tra le altre cose, la formazione di
microtrombi e una riduzione, in misura variabile, del numero
delle piastrine. È stato ipotizzato da diversi studiosi che una
microangiopatia polmonare giochi un ruolo centrale nel
determinare una alterata funzionalità respiratoria.
"I risultati dello studio - spiega Elvira Grandone - hanno
rivelato che una riduzione dei livelli di Adamts13 misurata nei
primissimi giorni di degenza si associa ad un rischio di
mortalità significativamente maggiore durante
l'ospedalizzazione". (ANSA).