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Sindaco Lampedusa, chiudere hotspot

Sindaco Lampedusa, chiudere hotspot

Martello, in aumento molestie e furti. Nicolini, fa terrorismo

PALERMO, 17 settembre 2017, 11:42

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 (di Giovanni Franco) Tratteggia una scenario da film western con risse per strada e ubriachi nei saloon. Eppure secondo il sindaco di Lampedusa, Totò Martello non si tratta di una rievocazione cinematografica ma quanto sta avvenendo nella più grande delle isole delle Pelagie. Lancia un appello accorato il primo cittadino. "Minacce, molestie, furti. Siamo al collasso, le forze dell'ordine sono impotenti, nel centro ci sono 180 tunisini molti dei quali riescono tranquillamente ad aggirare i controlli: bivaccano e vivono per strada". E rincara la dose. Per spegnere i focolai di una polveriera pronta ad esplodere chiede con forza "che venga chiuso l'hot spot, una struttura inutile che non serve a niente". Martello, già in passato sindaco del Pd, è sconsolato. "Siamo abbandonati. - afferma - I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più". Una situazione non più tollerabile secondo Martello che accusa: "Nonostante il centro sia presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, i tunisini entrano ed escono come e quando vogliono. Non c'è collaborazione fa parte delle istituzioni. Siamo soli. C'è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l'intervento del ministro degli Interni". Il sindaco segnala diversi episodi: "Per due volte un fruttivendolo che si trova davanti alla stazione dei carabinieri ha subito il furto di fiaschi di vino. Ci sono furti continui nelle botteghe di abbigliamento e di alimentari, molestie nei confronti dei turisti. Molti di questi tunisini sono delinquenti, che vengano messi in carcere". Non la pensa allo stesso modo Giusi Nicolini, l'ex sindaco dell'isola sconfitta alle ultime amministrative proprio da Martello: "Ho l'impressione che il mio successore voglia fare del terrorismo. Basterebbe controllare il numero delle denunce presentate ai carabinieri: a me risulta solo un furto da un negozio di frutta e verdura". Per Nicolini, che oggi fa parte della segreteria nazionale del Pd, "si sta cercando di ricreare quel clima di paura che c'era a Lampedusa prima della mia elezione, quando si amministrava con la logica emergenziale". Ma per Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione siciliana, "l'allarme non deve essere sottovalutato: non è certo in discussione la vocazione dell'isola all'accoglienza, ma bisogna garantire sicurezza per tutti i cittadini anche a tutela degli stessi migranti. Lampedusa da anni è un avamposto d'accoglienza e tale rimarrà, ma bisogna mantenere in ogni contesto il rispetto delle regole di civile convivenza oltre che dei diritti umani". Nel dibattito interviene anche il sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, che lamentando "l'ennesima rissa tra migranti" sbotta: la misura è ormai colma". Intanto in questi giorni sono ripresi i "viaggi della speranza" nel Canale di Sicilia da parte di migranti e richiedenti asilo, che erano diminuiti drasticamente nelle ultime settimane dopo il "giro di vite" da parte del ministro dell'Interno Marco Minniti. Nelle ultime ore si registrano quindici interventi di soccorso e 1.200 persone salvate da parte di assetti militari e delle Ong che ancora operano nel Mediterraneo centrale. A favorire le traversate dal Nord Africa le buone condizioni meteomarine. Dall'inizio dell'anno - secondo dati del Viminale- gli sbarchi sulle coste italiani sono stati 100.541, il 22% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando sulle nostre coste arrivarono 129.225 migranti.

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