"Mi rendo conto che è
un'affermazione forte e dolorosa ma per quanto riguarda la
dottoressa Palma e Petralia, come indagati di reato connesso, e
il dottor Di Matteo, noi diciamo che 'per quanto loro si possano
credere assolti, riteniamo che siano lo stesso per sempre
coinvolti', e lo dimostrerò nel corso della mia arringa". Lo ha
affermato l'avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli del
giudice Borsellino, Lucia, Manfredi e Fiammetta, parti civili
nel processo sul depistaggio delle indagini della strage di via
D'Amelio che si celebra a Caltanissetta. In aula c'è anche
Manfredi Borsellino, commissario della polizia di Stato a
Palermo, figlio del giudice ucciso nella strage del 19 luglio
1992, insieme a cinque agenti della sua scorta. Il riferimento
di Trizzino è all'indagine della Procura di Messina per concorso
in calunnia nei confronti dei giudici Annamaria Palma e Carmelo
Petralia, sempre in merito alla gestione di Scarantino. Indagine
che è stata archiviata. Antonino Di Matteo invece si era
occupato della prima inchiesta sulla strage Borsellino. "Se la
verità ha una sua dimensione collettiva dobbiamo reclamarla e,
in questo senso la famiglia, sta cercando di interessare
l'opinione pubblica su questa vicenda proprio perché non si può
chiedere un rafforzamento delle istituzioni democratiche senza
la realizzazione del diritto alla verità. Questo processo
elaborativo del lutto non sta riguardando soltanto i figli di
Paolo Borsellino ma ha lambito e lambisce i nipoti che hanno
difficoltà a parlare di questo nonno. Inevitabilmente c'è sempre
quel buco nero per quanto riguarda la strage di via D'Amelio",
ha detto l'avvocato. Nel processo sono imputati tre poliziotti
ex appartenenti al gruppo "Falcone-Borsellino" della Squadra
Mobile di Palermo costituito per far luce sulle stragi. Secondo
l'accusa i tre avrebbero costretto il falso pentito Vincenzo
Scarantino, mediante minacce e pressioni, a rendere false
dichiarazioni per depistare le indagini.
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