(di Alessandra Massi)
(ANSA) - ANCONA, 18 OTT - La ricostruzione post sisma diventa
terreno di scontro politico a tutti i livelli istituzionali: è
guerra tra i presidenti delle Regioni terremotate Marche, Lazio,
Umbria e Abruzzo, da un lato, e la maggioranza di governo
M5s-Lega dall'altro. Un conflitto innescato da un emendamento
della maggioranza al decreto Genova approvato in notturna, in
base al quale il commissario alla ricostruzione post sisma, il
geologo Piero Farabollini fresco di nomina (sostenuto da M5s)
potrà emanare le proprie ordinanze senza la "previa intesa" con
i governatori ma semplicemente avendoli "sentiti".
Una modifica che ha scatenato prima la reazione delle
opposizioni, poi quella irata dei governatori, tutti del Pd. I
quali, per protesta contro quello che definiscono "un colpo di
mano", non si sono presentati all'incontro fissato per oggi con
Farabollini. In quanto subcommissari alla ricostruzione, si sono
sentiti "esautorati" da una scelta "grave e miope" che produrrà
"contenziosi e ricorsi". A partire dal loro, dato che stanno
valutando se rivolgersi alla Corte Costituzionale.
Al loro fianco si schierano vari parlamentari Pd da Stefania
Pezzopane, che parla apertamente di "un'azione politica", Chiara
Braga, Luciano Pizzetti, Davide Gariglio, ad Alessia Morani. Ma
critiche vengono anche da Forza Italia e da Fdi.
Per i parlamentari della maggioranza che hanno presentato
l'emendamento invece si tratta di un modo per dare più poteri al
commissario e alleggerire la burocrazia che ha rallentato la
ricostruzione post terremoto. E dai deputati di M5s Patrizia
Terzoni e Lega Tullio Patassini viene l'appello affinché i
governatori collaborino con il commissario. Ma i diretti
interessati sono infuriati: di "un colpo di mano, anzi di
manona" parla il presidente della Regione Marche Luca
Ceriscioli, che nell'emendamento vede un preoccupante segnale di
"neocentralismo". "Dal Governo un colpo ai territori. Non
conteranno più niente nella scrittura delle ordinanze per la
ricostruzione dopo il terremoto. L'opposto di quello che
servirebbe" twitta il collega del Lazio Nicola Zingaretti. E la
presidente dell'Umbria Catiuscia Marini si affida a Facebook per
esprimere il proprio sconcerto e prevedere "il caos. A Genova
dicono che deve fare tutto il sindaco, nelle aree del sisma
tutto Palazzo Chigi". Con i governatori si schierano i sindaci
(critici sul modello di ricostruzione), rappresentati da Anci
Marche: "ora si deciderà solo a Roma". A fine giornata
interviene Farabollini: i presidenti delle Regioni "hanno scelto
di interpretare in modo strumentale un passaggio legislativo per
lo snellimento della ricostruzione post sisma. In questo modo si
continua a rispondere non alla gente, ma alle logiche della
vecchia politica che non appartengono né a me né al Governo".
Uno snellimento che è necessario, insiste, di fronte ad un
ricostruzione rimasta "al palo".
Tra le polemiche si inserisce anche un altro emendamento a
firma M5s-Lega per sanare eventuali abusi edilizi preesistenti
negli immobili da recuperare, uno dei fattori che hanno
intralciato la ricostruzione. Una proposta che piace ai sindaci
di Amatrice e Ascoli Piceno, ma che a fine giornata viene
accantonata perché troppo spinosa: potrebbe aprire la porta a
maxisanatorie. (ANSA).