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Papa, non dimentico dolore zone colpite

Prefazione a libro scritto da giornalista Osservatore Romano

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 27 SET - "Sono andato a Pescara del Tronto poche settimane dopo il terremoto che l'aveva rasa al suolo. Ricordo ancora la desolazione e lo sgomento di tanti fratelli e sorelle. E prego per loro, che in una sola notte hanno visto il luogo della spensieratezza di intere generazioni trasformato in un silenzioso cumulo di macerie". Lo scrive papa Francesco nella prefazione al libro "L'ultima estate. Memorie di un mondo che non c'è più" (Fas, 2019, euro 15), del giornalista dell'Osservatore Romano Marcello Filotei, presentato oggi in Vaticano. "Un paesaggio spettrale, un silenzio irreale, proprio nel posto in cui i bambini si rincorrevano allegri e chiassosi sotto lo sguardo di genitori sereni", prosegue. Il sisma, osserva il Papa, "aveva sorpreso tutti, nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 2016, travolgendo assieme alle poche decine di abitanti le centinaia di villeggianti arrivati come ogni anno per trascorrere qualche giorno di vacanza serena. Sono passati tre anni. Non dimentico quello che ho visto. Non dimentico il dolore. Non dimentico il senso di comunità che univa e unisce questo piccolo popolo". Il Papa parla di quello che Filotei racconta, "segnato dal dolore che ha colpito la sua stessa famiglia, ricordando la sua corsa angosciata e affannata, terminata sui resti della casa natale, dove madre, padre e sorella erano intrappolati sotto le macerie. E solo la sorella si è salvata". Sempre, "le storie personali si sovrappongono a quella più grande, collettiva, di cui sono parte. Sempre, in ogni luogo si intrecciano ricordi personali e vicende comuni". E "fare memoria non significa coltivare la nostalgia di quel che è stato, non significa chiudersi nella tristezza e nella paura. Nella storia che continua c'è, accanto alla nostalgia, una speranza di futuro. C'è lo sguardo in avanti che si nutre di una memoria che non è mai rassegnata". "A questo serve ricordare, a non perdere le proprie radici. A non lasciare che anche queste diventino macerie. A ricostruire una nuova storia senza dimenticare quella antica", aggiunge. Francesco ricorda che "la Chiesa locale si sta impegnando per tenere unità una comunità scossa ma non vinta. Aiutare ognuna di queste persone non è solo un gesto di misericordia, è anche un dovere di giustizia che chiama ognuno ad una assunzione di responsabilità per la parte che gli compete. Il mio auspicio è che anche questo racconto possa contribuire a tenere vivo in tutti noi il legame che ci unisce, e forte l'attenzione verso coloro che ancora oggi, a Pescara del Tronto come in tutte le zone colpite dai tragici eventi dell'agosto 2016, stanno soffrendo e resistendo in sistemazioni provvisorie pur di non abbandonare le proprie radici, o sono stati costretti a trasferirsi lontano, e si trovano a ricominciare tutto da capo, avendo perso casa, lavoro, e in molti casi familiari e amici". "Prego perché lo Spirito Consolatore unga i ricordi feriti col balsamo della speranza e infonda la fiducia di non essere soli. Il Signore ci invita a fare memoria, a riparare e ricostruire, non solo gli edifici, e a farlo insieme", conclude.
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