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Arbore, aspetto al varco la 'nuova' Rai fino a settembre

'Torno solo se mi chiamano, c'è crisi di autori e di format'

"Ci hanno promesso una nuova Rai, un grande rinnovamento. Io li sto aspettando al varco. Attenderò fino a settembre e poi inizierò a dire quello che penso di questa azienda che ho nel cuore da 50 anni": così Renzo Arbore, a conclusione di un incontro aperto al pubblico, con molti ragazzi, nello spazio Ex Dogana a Roma. (GUARDA IL VIDEO)

"Ci sono tanti nostalgici e questo è un brutto segno", esclama il mattatore, sommerso dagli applausi dopo circa due ore tra aneddoti e spezzoni di 'Quelli della notte', proiettati su un maxi schermo.

Con lui sul palco Maurizio Ferrini, compagno di scorribande televisive, e il giornalista Ernesto Assante. 

L'incontro, nel segno dell'amarcord, è l'occasione per fare un punto sulla tv. "Quelli della Notte ha rappresentato una vera rivoluzione. Prima di allora, tutti facevano una televisione scritta e recitata. Noi invece - ricorda Arbore - abbiamo fatto una trasmissione di cazzeggio all'insegna del divertimento puro e dell'incoscienza giovanile. Il nostro era jazz della parola".

Una jam session continua con attori che, come strumenti, avevano ruoli ben definiti, che riassume così: "Pazzaglia era il professore saggio capitato in una gabbia di matti, Catalano era quello che diceva banalità, Marisa Laurito la classica cugina loquace e pettegola, Ferrini il comunista e Nino Frassica uno di quei frati che avevo visto in parrocchia, quelli che andavano in bicicletta, giocavano a calcio e organizzavano giochi". Un format che gli americani cercarono di importare, ma che non furono in grado di realizzare, "abituati, dal David Letterman Show in poi, a lavorare solo da copione".

Poi rivela: "Quelli della Notte era un grande tributo all'amicizia e finì quando qualche giornale inizio' a scrivere che c'erano invidie e dissapori nel gruppo. Allora decisi di chiuderlo". Poi arrivò Indietro tutta, altra trasmissione cult.

Di quell'arte di improvvisare, oggi Arbore vede pochi epigoni come "Lillo e Greg, Elio e le Storie Tese o Ficarra e Picone". Ma il problema è, a suo avviso, dietro le quinte dove "noi, Paese della creatività, importiamo solo format dall'estero" e dove non si trovano più bravi autori (eccezion fatta per pochi, tra cui "gli autori di Fiorello") ma solo persone "che compilano scalette pensando a che cosa farà fare un punto di share in più". E così, ragionando solo sugli ascolti, "succede che vengano premiati programmi come Ciao Darwin. Non voglio essere irrispettoso, ma basta guardarlo per capire che l'Auditel ha profondamente torto e non ha niente a che fare con la validità artistica".

Nessuna nostalgia, ma una grande voglia di fare cose nuove traspare dalle parole di Arbore, sempre in giro per il mondo con l'Orchestra italiana e alle prese con il suo web channel. "Le vostre risate - conclude, rivolgendosi soprattutto ai giovani - sono la conferma che questa non è roba datata, ma sempre verde, come una canzone di De Gregori o un film di Totò. Farò ancora qualcosa in tv se qualcuno lo vorrà, ma mi devono chiamare loro - conclude - e non mi pare che lo stiano facendo".

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