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'55 giorni L'ITALIA SENZA MORO', fotografia di un Paese in bilico

'55 giorni L'ITALIA SENZA MORO', fotografia di un Paese in bilico

Le hit parade, gli sceneggiati tv, gli spot pubblicitari, ma anche la chiusura degli ospedali psichiatrici e la morte di Impastato

08 maggio 2018, 15:28

di Lucia Manca

ANSACheck

'Come eravamo ' all 'epoca dei tragici fatti di Moro - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Come eravamo ' all 'epoca dei tragici fatti di Moro - RIPRODUZIONE RISERVATA
'Come eravamo ' all 'epoca dei tragici fatti di Moro - RIPRODUZIONE RISERVATA

   L’Italia come Pinocchio: il burattino, nato dalla penna di Collodi, per diventare un bimbo vero in carne e ossa, deve superare varie prove anche traumatiche; così il nostro paese deve far fronte a varie prove per diventare una nazione vera e un popolo vero e gli italiani dei cittadini veri. È il suggestivo parallelo a cui ricorre Stefano Massini, nel suo libro ’55 giorni L’ITALIA SENZA MORO’ (edito da ‘il Mulino’) in cui racconta come eravamo sullo sfondo di quel drammatico periodo.

Non un’analisi politica, come tiene a precisare nella premessa lo stesso scrittore e drammaturgo, autore della ‘Lehman trilogy’. Perché, innanzitutto, non è il suo mestiere e poi, quando venne sequestrato il presidente della Dc, aveva solo tre anni. Tutto nasce da un incontro con due brigatisti, Valerio Morucci e Adriana Faranda, al termine di un suo spettacolo 12 anni fa sugli anni di piombo "La Gabbia" .

Da loro, protagonisti reali di quei fatti, c’era da aspettarsi, osserva Massini, la narrazione degli accadimenti. Ma non fu così: ci fu la narrazione di “motivi, suggestioni e atmosfere”. Il contesto socio-culturale, insomma, in cui avvenne il sequestro Moro. Massini riavvolge il nastro e fa un "affresco" su tutto che si muoveva "dietro e mentre" quei fatti accadevano.

Non ci sono, quindi, i discorsi di Craxi, Zaccagnini, La Malfa. Ma le canzoni dell’hit parade dell’epoca,  "Un’emozione da poco" cantata da Anna Oxa"Pensiero stupendo" da Patty Pravo"Figli delle Stelle" da Alan Sorrenti. Ci sono gli sceneggiati tv come, appunto, "Le avventure di Pinocchio" diretto da Comencini.

 

E ancora: i manifesti pubblicitari, il campionato di calcio con lo scudetto anche allora alla Juventus, il Giro d’Italia, le abitudini della famiglia. E’ l’Italia che guarda Portobello, che con Raffaella Carrà "fa l’amore da Triste in giù" , del successo di Ecce Bombo di Nanni Moretti. E’ un’Italia con tante facce: da una parte lo scorrere della vita quotidiana, dall’altra la rabbia, il malessere contro qualsiasi forma di autorità. E poi la tensione nelle fabbriche, a cominciare dalla Fiat, degli anni ’70, minacce, gambizzazioni, sequestri, volantinaggi pro lotta armata a viso scoperto.

Il 1978 passò alla storia anche per la chiusura degli ospedali psichiatrici. "Strana coincidenza – osserva Massini - : mentre i giornali abbondavano di editoriali sulla follia sanguinaria brigatista, stava prendendo forma una radicale rivoluzione nel trattamento clinico dei folli veri. Di più: c’è un filo profondo che lega il fenomeno terroristico alla legge Basaglia, evidentemente figli dello stesso tempo e dello stesso clima culturale". Basaglia e Curcio, così lontani, eppure entrambi "in lotta contro un sistema ideologico che tendeva all’esclusione del pensiero non dominante".

E un pazzo fuggito dal manicomio forse poteva sembrare Rino Gaetano presentarsi a Sanremo con frac chapliniano,  scarpe da ginnastica e papillon al collo: era gennaio 1978, cantava "Gianna", tormentone per almeno tre mesi in cui rientrano quei terribili 55 giorni. Se si dovesse pensare a una colonna sonora di quei fatti, per Massini, bisognerebbe indirizzarsi a questo "gioiello di follia" nell’anno storico della legge Basaglia.

C’è nel libro anche il parallelismo tra gli interrogatori a cui Moro fu sottoposto per "svelare al popolo la verità" e gli spot di allora, incentrati sullo "svelare la falsità" e far emergere il vero. E così abbiamo la trovata pubblicitaria dei più noti marchi del 1978 che passarono dalla scatoletta alla confezione di vetro ("Il nostro tonno è trasparente, non fidarti se non vedi").

Tre giorni prima di via Fani, mentre il commando Br preparava l’attacco al cuore dello Stato, usciva nei cinema italiani "La febbre del sabato sera" con John Travolta-Tony Manero, una specie di cugino problematico di Fonzie di Happy Days.

Continuando con dei rapidi flash su quel tragico anno del sequestro Moro, troviamo che il 1978 è anche l’anno del maggior numero di avvistamenti Ufo in Italia. "Ironia della sorte – dice lo scrittore – vuole che le navicelle aliene si fossero date appuntamento sopra lo stivale, e proprio nei giorni del sequestro". Questo mentre il film Guerre Stellari sbancava i botteghini anche in Italia. 

E i cartoni? Il 1978 vede il boom di Heidi, le sue puntate accompagnarono giorno per giorno i fatti drammatici di Moro. "Mentre i genitori trattenevano il fiato per le Brigate Rosse, i bambini sognavano di alpeggi e caprette".

Ed è sempre nel 1978 che il Mulino Bianco lancia la sua campagna promozionale mettendo in palio centinaia di scodelle e teiere di finta terracotta in stile rurale. E’ l’utopia della valle felice. Mentre le Br pontificano contro i gangli del potere metropolitana, rileva, la pubblicità ci racconta pure lei la fuga dalla città corrotta.

Ma torniamo a quel drammatico 9 maggio: il giorno dell’uccisione di Moro, ma anche di Peppino Impastato. Ad un anno di distanza dalla loro morte, ci fu a Cinisi il più grande corteo contro la mafia in Italia, sulla scia dei valori diffusi via radio da Impastato. La primavera che costò la vita ad entrambi, osserva Massini, “fu determinate non solo per la politica romana, ma anche per la cupola mafiosa”.

Un bilancio di quel ’78 di sangue? "Impastato e Basaglia – sono le conclusioni dell’autore - sono il simbolo di una reale vittoria delle idee condotta con tenacia contro un potere monolitico, e di loro ci resta dopo quarant’anni l’esempio di un pensiero che seppe farsi contributo concreto allo sviluppo sociale e politico del Paese. Di chi invece sparò in via Fani non rimane in fondo niente se non macerie, sprazzi d’orgoglio, rimorsi, distinguo, esili in Nicaragua, frammenti confusi di volontà e di illusioni rimaste al nastro”. 

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