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Morricone diceva: 'aspiro alla musica assoluta'

Morricone diceva: 'aspiro alla musica assoluta'

Il maestro: "ridurre tutto a orecchiabilità porta alla depressione"

ROMA, 06 luglio 2020, 21:24

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Ennio Morricone, addio maestro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ennio Morricone, addio maestro - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ennio Morricone, addio maestro - RIPRODUZIONE RISERVATA

"I film nei quali sono riuscito ad applicare la musica delle mie aspirazioni rappresentano appena il 5 per cento dei film che ho fatto": aveva detto Ennio Morricone nella lectio magistralis a Brera. Era stato accolto come una rockstar, come capitava da tanti anni quasi a sfidare la sua proverbiale riservatezza. Studiando al Conservatorio di Santa Cecilia "non immaginavo che sarei giunto a comporre musica per il cinema. Avevo allora, e ho ancora oggi, altre aspirazioni. Non che io disprezzi ciò che ho fatto e faccio per il cinema, ma non è certamente la soddisfazione spirituale che ritengo sia stata appagata, almeno in parte" aveva ripetuto.
    La musica per Morricone è quella in una sala di concerto, "dove la musica si ascolta per sé stessa e non è supporto complementare dell'immagine. Purtroppo sempre più raro, e non solo per me, riuscire a difendere dignitosamente la propria personalità e le proprie naturali esigenze creative. Ridurre tutta, o quasi tutta, la musica del cinema a un tema 'orecchiabile' significa condurre il compositore a uno stato di depressione che a lungo andare può annullarlo", aveva confessato rivendicando di aver trovato negli anni 'uno stile'.
    Aveva amore per la musica assoluta Morricone, non a caso l'autobiografia l'aveva intitolata "Inseguendo quel suono" e invocando la libertà di fare scelte forti, non popolari aveva più volte aveva ammonito le istituzioni: "Gravissimo che lo Stato italiano non aiuti la musica e i compositori". Per tutta la vita gli era rimasto nell'orecchio il rimprovero del suo maestro di Conservatorio, Goffredo Petrassi, che gli aveva rimarcato di "aver messo da parte la musica alta" per lavorare in tv e al cinema perché "con la musica assoluta si faceva la fame". "Non potrò mai dimenticare ciò che mi disse", ecco perché la sua meta, al di là degli enormi successi, dei premi dal Leone d'oro agli Oscar (con cui ebbe un rapporto travagliato, tante delusioni per le nomination andate a secco sin dai Giorni del cielo nel '78 e la rivincita con l'Oscar alla carriera nel 2006 quando ormai non ci credeva più) fu per tutta la vita "recuperare quel tempo perduto e "sperimentare nuove strade".
    "Se non scrivessi musica non saprei cosa fare" ha detto in varie occasioni, cercava "l'ispirazione casualmente". L'inizio del cinema fu con Sergio Leone, compagni di classe alle elementari, li univa la ricerca della perfezione, uno degli ultimi impegni con Quentin Tarantino: per 'The Hateful Height vinse nel 2015 il secondo Oscar: "Ennio è come Mozart" lo aveva appellato il regista americano che sull'onda della commozione ha scritto "Rip the legendary #enniomorricone" postando una foto di loro due insieme. Quella volta Morricone pensò quasi "ad una presa per i fondelli": "il giudizio su qualsiasi artista, e non parlo solo di compositori, puoi darlo davvero solo dopo la sua morte".
   

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