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Chirurgia e divinazione, tutti i misteri di San Casciano

Chirurgia e divinazione, tutti i misteri di San Casciano

A Siena studiosi a convegno. Tabolli "Già tante novità"

26 gennaio 2023, 07:34

di Silvia Lambertucci

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San Casciano, una delle iscrizioni ritrovate sulle statue offerte alla divinità. Foto Jacopo Tabolli - RIPRODUZIONE RISERVATA

San Casciano, una delle iscrizioni ritrovate sulle statue offerte alla divinità. Foto Jacopo Tabolli - RIPRODUZIONE RISERVATA
San Casciano, una delle iscrizioni ritrovate sulle statue offerte alla divinità. Foto Jacopo Tabolli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Organi umani interni riprodotti nel bronzo con una grande precisione, come forse solo chi ha davvero "visto" può fare. Oltre agli strumenti da chirurgo offerti alle divinità insieme alle decine e decine di ex voto, che spesso proprio con la forma di arti e organi umani - gambe e braccia ma anche uteri e peni - raccontano di guarigioni ottenute o quantomeno auspicate. Nel grande santuario termale di San Casciano, che fu prima etrusco e poi romano, la medicina, con altissima probabilità, si praticava davvero, con tanto di interventi chirurgici sotto la protezione divina che potevano contare su una tradizione di conoscenze mediche più approfondite di quello che fino ad oggi si riteneva. A pochi mesi dalle scoperte più clamorose arrivate dal sito archeologico toscano, i primi risultati dell'imponente campagna di studi sui reperti restituiti dalle acque bollenti di questo angolo di Toscana sembrano confermare le ipotesi avanzate a caldo dal team degli archeologi che l'hanno scoperto. "Dati assolutamente preliminari", premette all'ANSA l'archeologo Jacopo Tabolli, che coordina le ricerche. Riflessioni e studi che per la prima volta, e a tempo di record rispetto alla chiusura solo due mesi fa dell'ultima campagna di scavi, vengono messi a confronto tra gli specialisti delle diverse discipline che sono stati coinvolti per approfondire ogni singolo aspetto del ritrovamento, dalla natura geofisica dell'acqua alle monete, dalla tecnica costruttiva usata per forgiare nel bronzo le statue, alle iscrizioni in etrusco e latino che vi sono state incise. E poi il sistema degli ex voto, i doni agli dei sotto forma di legni e di frutta.

 

 

L'occasione è una due giorni di convegno ("Dentro il sacro") che si apre oggi a Siena con 54 relatori da tutte le università e gli istituti specializzati d'Italia alla presenza del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano e del rettore Tomaso Montanari nell'aula magna Virginia Woolf dell'Università per Stranieri, dove Tabolli - che dal 2019 affiancato dal direttore Emanuele Mariotti e da Ada Salvi guida l'avventura di questi scavi - insegna etruscologia. "Un appuntamento che per noi è particolarmente importante - sottolinea Montanari - anche perché ci racconta di un passato di convivenza tra diversità e perché allo scavo hanno partecipato i nostri studenti, ragazzi che arrivano dai diversi paesi del mondo. Una missione ed uno studio, insomma, nei quali si realizza perfettamente la nostra vocazione". Il ministro della cultura Gennaio Sangiuliano è entusiasta. "Dal ministero della cultura la massima attenzione" assicura  intervenendo al convegno, "Abbiamo concordato di fare una prima mostra dei bronzi a Roma  al Quirinale come fu per i Bronzi di Riace ", poi tutti i reperti troveranno posto nel museo di San Casciano, sottolinea annunciando che il ministero ha comprato il palazzo dedicato al racconto del sito nel centro storico della cittadina toscana.  Dopo il clamore mediatico della scoperta un incontro che dimostra "come la ricerca non si ferma mai" fa notare a sua volta il direttore generale archeologia del MiC Luigi La Rocca. Mentre Massimo Osanna, responsabile dei musei di Stato, annuncia che i lavori per l'allestimento del museo sono già partiti:  "E' già pronto lo studio di fattibilità".
Le novità emerse da questa prima fase di studi, anticipa Tabolli, sono già tante. A cominciare dal nome della divinità che più di tutte identificava questo luogo, "Flere Havens", che in etrusco può essere tradotto "Il nume della Fonte": l'etruscologo Adriano Maggiani l'ha ritrovato nelle dediche scolpite su cinque delle statue in bronzo deposte intorno al I secolo d.C. nella parte più antica della vasca. Il numen, almeno nella prima fase di vita del santuario e prima che arrivi la dea romana Fortuna, è insomma proprio la stessa fonte, che viene "divinizzata" per l'enorme potere curativo attribuito a queste acque. Non solo: esaminando i bronzi emersi si è capito che anche il peso delle statue era importante. Dai più piccoli ai più grandi, questi reperti risultano tutti "multipli" di sistemi precisi di peso. Come dire che nell'offerta contava pure la quantità di metallo donata. Il che spiegherebbe perché nell'ultima fase di utilizzo, quella romana appunto, si offrivano direttamente monete.
 E ancora, i due 'poliviscerali', ovvero i due ex voto con la rappresentazione degli organi interni così precisi da assomigliare ad una moderna Tac, sembrano far riferimento a 'modelli anatomici' in uso nel santuario. Una medicina che operava su basi scientifiche avanzate, quindi. E che nello stesso tempo spaziava nel campo della divinazione, come sembra sottolineare il fulmine in bronzo deposto sopra alle statue nel momento in cui la vasca etrusca venne sigillata dai romani che si erano avvicendati alla guida del santuario.
 Gli argomenti sono tantissimi. Con un filo comune che è quello dell'inclusività: culture, riti, persino lingue diverse che qui si incontrano e convivono senza guerre e senza strappi. Passano i secoli e il mondo antico cambia. Eppure nelle piscine ribollenti di San Casciano è sempre l'acqua calda a comandare, la forza risanatrice alla quale tutti si inchinano. Guerre e conflitti qui rimangono fuori.

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