L'arte che legge il mondo
globalizzato e le sue forme reali e virtuali con le lenti
dell'intelligenza artificiale. Il gesto creativo fonde elementi
diversi e trasversali e attinge al patrimonio visivo, al
digitale, al suono su un terreno dalle possibilità ancora
inesplorate ma che ha le caratteristiche di un Surrealismo del
XXI secolo. Offre questo viaggio nell'immaginario tecnologico
tra i sogni generati da computer e algoritmi la mostra "Low
Form. Immaginaries and Vision in the Age of Artificial
Intellligence", a cura di Bartoloneo Pietromarchi, fino al 24
febbraio al Maxxi di Roma, che indaga il lavoro di 16 artisti
internazionali.
Provocazioni e nuovi scenari non mancano: dall'avatar che si
interroga sul senso della vita a due robot che affrontano il
rapporto tra uomo e macchina, una live simulation che si
autogenera all'infinito creando mondi sempre diversi,
all'immagine della Bellona di Rubens disegnata da un software in
forma ossessiva.
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