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In Final portrait, Giacometti più arte che etica

Parla Tucci regista del film con Geoffrey Rush ed Armie Hammer

''Il suo cuore era tutto per l'arte e non certo per la moglie. Voleva vivere come un adulto-bambino. Si è trovato così la donna giusta da sposare, Annette (Sylvie Testud), anche se poi aveva una relazione fissa da tre anni con una prostituta, Caroline (Clemence Poesy), ma che importanza ha oggi se Alberto Giacometti (Geoffrey Rush) fosse etico o meno?''. Così a Roma Stanley Tucci parla del suo quinto film da regista, 'Final Portrait' in sala con la Bim dall'8 febbraio. Una mini-biopic, tratta dall'autobiografia dello stesso James Lord dal titolo 'Un ritratto di Giacometti', che racconta, in prima persona, come durante un breve viaggio a Parigi nel 1964, lo scrittore americano appassionato d'arte(interpretato da Armie Hammer), si sia prestato, molto inconsapevolmente, a fare da modello per un ritratto che diventa infinito. Lord diventerà così ostaggio dell'artista svizzero, fumatore accanito, perfezionista mutevole e capace, con tutta la disinvoltura di un'artista a cui si deve tutto, di fargli rimandare il suo ritorno a New York per ben cinque volte. In tutto diciotto giorni di piccolo inferno e sadismo per James Lord, tra rifiuti, bevute, passeggiate e ritratti cancellati all'ultimo momento perché imperfetti. Intanto oggi a Roma uno Stanley Tucci, rilassato e felice anche per potersi misurare con qualche parola di italiano (ha origini calabresi), confessa di non conoscere il Festival di Sanremo. Non sa neppure cosa sia, bisogna spiegarglielo. Poi sottolinea che come attore è pronto a fare gran parte di quello che gli propongono, perfino i blockbuster''perché - dice - ho cinque figli e un mutuo da pagare''. 'Final Portrait' comunque sottolinea ''non è una biopic. Mi interessava di più prendere solo un periodo ristretto della sua vita e cogliere così ogni dettaglio''. La sua passione per l'arte non è casuale:''sono nato in una famiglia d'artisti, mio padre era pittore e ho anche studiato disegno. Giacometti - aggiunge - l'ho sempre amato e lo conosco bene, ho letto quasi tutto è stato scritto su di lui''. Tucci comunque condivide con l'artista italo-svizzero:''La frustrazione di quando una cosa non è perfetta. Tendo come lui verso la perfezione e so benissimo quanto sia difficile raggiungerla. Non sono soddisfatto di nulla, così non vedo neppure i miei film del passato che a volte trovo orribili''. Ciò che odia Stanley Tucci è l'uso smodato dei telefonini:''mi sono ritrovato a Londra a una mostra di sculture di Picasso. E qui c'era una lunga fila di persone che invece di concentrarsi sulle opere stavano a fare foto. Ma allora perché non si comprano il catalogo e basta! Trovo tutto questo davvero stupido''. Per quanto riguarda Geoffrey Rush, la cui sola interpretazione merita il film, spiega l'attore-regista:''ha avuto solo due difficoltà: quella di mettere mano al pennello e di gestire gli eccessi di rabbia tipici di Giacometti''. Tornando al rapporto tra arte e etica, conclude Tucci:''Ci sono artisti che hanno talento e commettono errori, ma che ne sono anche tanti altri che non ne commettono. Se oggi vediamo un'opera di Caravaggio sembra sia stata fatta da un angelo, ma forse oggi lo stesso artista sarebbe chiamato a rispondere dei suoi crimini''.

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