(di Mauretta Capuano)
La battaglia per il rispetto delle
donne si combatte "sul piano del linguaggio, innanzitutto"
sull'uso delle parole, come ha ricordato il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'8 marzo 2021.
Mai come in questa Festa Internazionale della Donna nell'era
della pandemia, le parole e le definizioni sono diventate
protagoniste. In una lettera aperta è stato anche chiesto alla
Treccani di cambiare la definizione di donna.
Un invito a riflettere sul fatto che il linguaggio conta molto
ma sostenuto dai fatti viene dalla scrittrice Bianca Pitzorno.
"Le parole sono molto importanti perchè alle parole
corrispondono le cose però le cose sono importanti quanto è più
delle parole. Stiamo attenti a non fare una battaglia in cui
tutti abbiamo l'attribuzione giusta, il nome giusto e poi ci
pigliamo le mazzolate" . "Alcune metafore sono infinitamente più
offensive che chiamarsi direttore, direttrice o direttora"
spiega la Pitzorno all'ANSA facendo riferimento alla direttrice
d'orchestra Beatrice Venezi che al Festival di Sanremo 2021 ha
chiesto tra le polemiche di essere chiamata direttore.
"Le piace essere chiamata direttore e si faccia chiamare
così, a me non toglie niente. Mi sembra siano un po' polemiche
esagerate. Soprattutto fatte in un contesto come Sanremo dove
vai con la scollatura, accentuando tutte le caratteristiche
della femminilità e poi dici voglio essere chiamata con
l'attributo maschile" afferma la scrittrice. E ribadisce: "Mi
interessa di più vedere cosa fai, quanto ti hanno permesso di
studiare e quanto nella tua carriera gli uomini ti hanno segato
le gambe, tagliato la strada" ribadisce la Pitzorno che ha
pubblicato, dal 1970 a oggi, circa 50 tra saggi e romanzi
venduti in Italia in due milioni di copie e pubblicati in
moltissimi paesi. L'ultimo, appena arrivato in libreria è
'Sortilegi' (Bompiani).
"Quando si dice 'una donna con le palle' sembra che venga
detto per farti un complimento. Ma io le palle non le voglio. Mi
ricordo quando si diceva 'la povera Golda Meir non dovrebbe mai
mettersi in minigonna'. Perchè? Perchè se no si vede che ha le
palle. Per quale motivo a una donna che ha avuto un grande
potere deve corrispondere che abbia le palle? Con la sua vagina
non poteva avere la stessa forza, intelligenza e potere?" dice
la Pitzorno. E aggiunge: "mi ricordo dei Maurizio Costanzo show
negli anni Novanta in cui Vittorio Sgarbi diceva 'stai zitta
capra' o dava dell'asina' a qualsiasi donna che dicesse
qualcosa in cui lui non era d'accordo. A parte il fatto che le
capre sono animali molto intelligenti e lui è ignorante, non lo
sa".
Per la Pitzorno uno dei nodi "è il discorso grammaticale, di
vocabolario. Bisogna stare attenti a non dire stupidaggini. Solo
per combattere la battaglia ti dai la zappa sui piedi. Che tu mi
chiami architetta, architettrice o altro vuol dire tante cose
però è più importante che mi lasci studiare architettura, che mi
lasci entrare nell'ordine e costruire. La parola si aggancia, si
adatta, ma se tu mi cambi tutti i nomi e poi di fatto al cambio
dei nomi non corrisponde una realtà, non ne vale la pena. Siamo
ancora pieni di pregiudizi e poi si gioca molto sullo sfottere,
sul ridicolo. Noi sardi abbiamo avuto la nostra giudicessa
Eleonora d'Arborea . Suo padre era giudice e lei la chiamavano
giudicessa. Ma era un segno di disprezzo o di differenza
positiva?" Gli aggettivi che finiscono per 'e' possono essere
ambosessi. Per esempio giudice puo' essere maschio e femmina. Se
rifletti dal punto di vista grammaticale non è così semplice
perchè alcune volte il fare il femminile non è per forza
positivo o un segno di riconoscimento".
Sulle battaglie per le donne che - secondo i dati
dell'Associazione Italiana Editori, in collaborazione con Pepe
Research, sono il 57% dei 22,898 milioni di lettori di libri che
c'erano in Italia nel 2019 - "credi di aver fatto tanti passi
in avanti e poi scopri che sono apparenti o comunque molto
mobili e incerti. La mia generazione è nata in un momento in cui
le donne erano cornute e mazziate. Ci siamo date da fare e
abbiamo ottenuto varie cose: il divorzio, l'aborto, un nuovo
diritto di famiglia, è stato cancellato il delitto d'onore. A un
certo punto quello che ci serviva era l'indipendenza economica.
Fino a quando una donna non ha l'indipendenza economica non puo'
pigliare la porta e andarsene. Tanti femminicidi si devono al
fatto che le donne sono tornate dai mariti per parlare degli
alimenti dei bambini. L'ultimo passo importantissimo sarebbe
stata l'indipendenza economica ma è arrivata una crisi che ha
colpito tutti, segato le gambe alle donne e fatto fare passi
indietro su cose già conquistate" afferma. Quindi alle ragazze
di oggi dico: "Uniamoci in modo da fare un'azione collettiva
contro il precariato. Come i minatori inglesi bisogna saper
incrociare le braccia. O dopo lo stage mi dai un lavoro o io non
ci vengo" sottolinea la scrittrice che di mimose è abbastanza
stufa. "Come tutti i simboli che si svuotano, sono puro
folclore. Che poi sono dei bei fiori ,ma che diventino il mio
fiore di battaglia no" dice.
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