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Rushdie su New Yorker, litigiosita' nostro tempo

Rushdie su New Yorker, litigiosita' nostro tempo

racconto calviniano in piazzetta (ma non) di Rocca di Papa

NEW YORK, 19 novembre 2020, 16:14

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Alessandra Baldini) Salman Rushdie chiude l'anno forse piu' divisivo della storia recente con un racconto molto calviniano sui pro e i contro della litigiosita' del nostro tempo. Un vecchio col basco seduto per ore a un caffe' osserva senza aprire bocca i suoi concittadini che rumorosamente non vanno d'accordo su nulla. Il racconto, che lo scrittore considera un omaggio all'autore del "Barone Rampante" ma anche nel tono al postmoderno "The Flight of Pigeons from the Palace" di Donald Barthelme, e' ambientato in una piazzetta molto italiana.
    "Ma non siamo in Italia", precisa l'autore di "Versetti Satanici" in un'intervista a corredo della pubblicazione, anche se l'ispirazione del luogo effettivamente lo e'. Rushdie spiega che la molla iniziale del racconto e' stato il folle inseguimento di macchine che chiude il primo film della "Pantera Rosa": ambientato nella piazzetta di Rocca di Papa, "che e' alla stessa distanza da Roma della mia cittadina senza nome rispetto alla 'grande citta'".
    Nel racconto, come nel film, un distinto anziano col basco osserva impassibile il caos che lo circonda. Rushdie gli ha affiancato dall'altro lato della piazza una comprimaria femminile chiamata "our language", la nostra lingua. "Vecchio al caffe" e "our language" assistono in silenzio all'evoluzione della societa': da un quinquennio di "si", in cui era impossibile non concordare su tutto, a una fase di argomenti continui. Salman sembra preferire la seconda: "La democrazia e' una piazza o un bazar in cui e' possibile non andare d'accordo appassionatamente. La capacita' di avere questi disaccordi e' il senso della liberta'", afferma lo scrittore che per gran parte degli anni Novanta ha vissuto alla macchia dopo esser stato colpito da una fatwa delle autorita' religiose iraniane.
    Nella fase del "si" ai cittadini della citta' senza nome veniva chiesto di aderire o quantomeno non opporsi ad affermazioni come "pane e vino possono transustanziarsi in carne e sangue, gli immigranti si trasformano nottetempo in mostri affamati di sesso, va bene aumentare le tasse ai poveri, le anime possono migrare, la guerra e' necessaria". Argomenti familiari negli Usa, nota l'intervistatrice del New Yorker, ma per Rushdie non necessariamente: "I paralleli esistono se tu li vuoi vedere, ma non si applicano solo agli Stati Uniti e questa e' la ragione per cui non ho voluto collocare il racconto in un luogo specifico".
   

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