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Olivia Munn, io traumatizzata da horror sci-fi

Olivia Munn, io traumatizzata da horror sci-fi

Arriva terzo capitolo Predator, una donna per salvare il mondo

LOS ANGELES, 14 ottobre 2018, 11:14

Tiziano Marino

ANSACheck

The Predator, locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

The Predator, locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA
The Predator, locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

Era il 1987 quando il primo Predator sbarcò sul grande schermo terrorizzando il mondo intero. Quella pellicola avrebbe dato il via a una delle serie horror fantascientifiche di maggior successo il cui quarto capitolo ha appena debuttato in Italia in oltre trecento sale.
    Alla regia non c'è più John McTiernan ma Shane Black, attore e regista divenuto famoso in tutto il mondo per il ruolo di Hawkins nel Predator originale. La storia è quella di Quinn McKenna, un tiratore scelto che, impegnato in una missione in Messico, si trova a tu per tu con un Predator scatenando, per sbaglio, una nuova invasione aliena.
    A fronteggiarla ci penserà un gruppo di ex marines coadiuvato da Casey Bracket, una delusa professoressa di scienze, interpretata dalla splendida Olivia Munn. Per l'attrice 38enne di origini asiatiche si tratta del primo vero film horror della sua carriera. "Amo questo genere cinematografico - spiega - nonostante da piccola i miei genitori mi vietassero di guardare molti film in tv. Tutta colpa di Robocop, ne ero rimasta scioccata". Per le nozioni di biologia invece, la Munn ha potuto contare sul prezioso aiuto del fratello minore, John: "Ha studiato fisica, così lo chiamavo spesso per chiedergli consigli e per assicurarmi che le cose che avrei dovuto dire fossero corrette.
    Nella mia famiglia ci sono diversi ingegneri e dottori, ho sempre avuto tanta scienza intorno a me, l'ho sempre trovata affascinante". Fa parte della famiglia persino il cane sul set: "E' vero, nel film recita anche il mio cane, Chance. I tre che avevano scelto inizialmente erano troppo agitati, non stavano mai fermi e così alla fine hanno optato per il mio. Ha vissuto il sogno di tutti gli attori che arrivano a Hollywood per sfondare e che a se stessi ripetono continuamente: 'Sarò in quel film, colui che interpreta la mia parte fallirà clamorosamente e a quel punto chiameranno me'. È esattamente ciò che è accaduto a Chance".
    Il personaggio di Olivia Munn è anche l'unico con il compito di proteggere il piccolo Rory, il bambino autistico che è parte importante della storia e che è interpretato dall'attore prodigio Jacob Tremblay (Room, Wonder). "Apprezzo molto il fatto che la mia Casey non debba solo salvare il bimbo, scappare e nascondersi. Deve anche sconfiggere l'alieno. Nessun problema, mi sono detta, noi donne possiamo fare tutto: uccido l'alieno e nel frattempo mi prendo cura del bambino". L'attrice non si tira indietro quando le viene chiesto dello scandalo molestie che ha travolto Hollywood, portando al movimento del #MeToo. "Era ora - afferma - È molto importante che le persone parlino, denuncino e facciano i nomi, perché l'anonimato non serve a migliorare le cose. Non bisogna sentirsi in colpa per non aver parlato prima: è comprensibile perché fino a qualche mese fa quando una donna parlava nessuno le credeva.
    Ora la gente ascolta ed è giusto che ci siano delle ripercussioni per chi ha sbagliato". Donna ed esponente di una minoranza (quella asiatica), la Munn sa bene di ciò che parla: "Per la prima volta nella storia, gli uomini devono chiedersi se i loro comportamenti siano giusti, sbagliati o se possano portare a delle conseguenze negative. Noi queste domande ce le facciamo da sempre. Quando sono in una stanza, in quanto donna e asiatica, devo pensare a quello che dico o a come mi comporto.
    Non credo sia una cosa negativa che finalmente anche un uomo sia costretto a porsi queste domande prima di agire o dire qualcosa.
    Benvenuti nel mondo degli esseri umani".
   

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