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I sensi e il pudore dopo la legge Merlin

I sensi e il pudore dopo la legge Merlin

L'abolizione delle case chiuse e la rivoluzione dei costumi

ROMA, 04 marzo 2019, 11:22

di Luciano Fioramonti

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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LILIOSA AZARA , I SENSI E IL PUDORE (DONZELLI EDITORE, pp. 230 - 24,00 euro) - "L'idea di riaprire le case chiuse ripropone un modello vecchio di 150 anni".
    Liliosa Azara, docente di Storia delle Donne all' Università Roma Tre, è drastica nel giudicare l' orientamento diffuso tra i leghisti, rilanciato ora dal ministro dell' Interno Matteo Salvini. Alla legge Merlin e a quanto seguì dopo la sua approvazione nel 1958, la studiosa ha dedicato il saggio "I sensi e il pudore. L' Italia e la rivoluzione dei costumi (1958-68), la rilettura di un Paese pervaso da una morale sessuale influenzata pesantemente dalla Chiesa e da una visione del sesso in cui le esigenze maschili trovavano ogni giustificazione, dove fu proprio una donna a scardinare il meccanismo delle case chiuse mettendo fine alla regolamentazione della prostituzione da parte dello Stato.

    Angelina Merlin, prima donna eletta in Senato, è nota solo per questa sua battaglia ma aveva alle spalle una lunga militanza nel movimento operaio. Nata a Chioggia, socialista, fu arrestata dalla polizia fascista nel 1926, scontò cinque anni di confino e entrò nella Resistenza. Dopo la Liberazione fu tra le fondatrici dell'Unione Donne Italiane. La sua legge costituì una delle premesse per lo stravolgimento dei rapporti provocato dai movimenti giovanili. Liliosa Azara concentra l' attenzione sul dibattito politico scaturito nel 1948, quando la proposta di legge fu presentata. "La posizione leghista richiama l' angoscia che colse le istituzioni, e in particolare le autorità di Pubblica Sicurezza, all' indomani della approvazione della legge. Non sapendo cosa fare, vennero rispolverate vecchie misure repressive o si pensò di inasprire le norme in vigore sulla condotta delle persone pericolose, considerando tali anche le prostitute. Gli argomenti sono gli stessi, l' ordine pubblico, la sicurezza, la diffusione delle malattie. Non conoscere il fenomeno e parlare alla pancia degli italiani condiziona tutto il dibattito".

    Nel 1948 l' Italia era uno dei pochi paesi in Europa a tollerare ufficialmente la prostituzione. I postriboli erano 730 frequentati da due milioni e mezzo di persone. Ogni anno lo Stato incassava dai 10 e i 15 miliardi di tasse versate dai gestori. Fuori dalle case chiuse la prostituzione era florida: alle 4000 donne sotto controllo facevano da contraltare le circa 20mila "veneri vaganti in libertà", soprattutto nel meridione e nelle isole. "La senatrice Merlin - chiarisce l' autrice - lo ripetè molte volte: non mirava ad abolire la prostituzione ma a mettere fine al coinvolgimento dello Stato come mediatore e 'cassiere' ". Il libro descrive contromisure e divieti "in difesa della moralità e della pubblica decenza" che oggi fanno sorridere, dalle circolari del 1948 del ministro dell'Interno Mario Scelba sul divieto assoluto dello slip nelle spiagge, alla richiesta di un sacerdote di Venezia di impedire le "esibizioni di nudismo" delle turiste, soprattutto straniere. A Roma nel 1957 il Questore bandì shorts e camicette trasparenti. A Torino spuntarono le squadre di anti bacio: poliziotti che controllavano chi "in luogo pubblico compie atti gravemente lesivi della morale", nonostante la Cassazione avesse stabilito che i "baci pudichi scambiati da innamorati in una sala cinematografica non costituiscono reato".

    Attingendo ai documenti processuali, Azara ricostruisce il primo processo nel 1956 a Roma per "tratta delle bianche". Dietro il pretesto di una compagnia di ballo il principale imputato era accusato di aver reclutato ragazze per farle prostituire. Spazio poi al fenomeno, importato dagli Usa, delle ragazze squillo, pronte a gestire per telefono gli incontri con i clienti. Nel 1959 Milano è capofila della nuova moda, con 10mila call girls. Nel 1966 scoppia il caso "la Zanzara": due ragazzi e una ragazza del giornale del Liceo Parini di Milano processati per una inchiesta sull'educazione sessuale dei giovani. In base a una circolare di epoca fascista i due giovani furono costretti a spogliarsi in procura e a subire una visita medica. Il caso arrivò in Parlamento ma si chiuse con l' assoluzione. A riprova del mutamento dei costumi sul finire degli anni sessanta, ecco i servizi del giornale scandalistico Abc sulle perversioni in famiglia e le lettere delle donne sui desideri più segreti.
    Alla legge della senatrice veneta si attribuirono tutte le colpe dei pericoli e della decadenza morale che una prostituzione libera avrebbe comportato per un Paese abituato a considerare le case di tolleranza come un "legittimo" sfogatoio delle pulsioni maschili. Lina Merlin non solo chiuse i postriboli ma aprì la strada ad una accelerazione del percorso che, tra mille contraddizioni, avrebbe portato l' Italia ad una concezione nuova delle relazioni tra le persone.
   

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