L'impatto del Coronavirus si farà
sentire anche sulla cybersecurity, in quanto, con il diffondersi
delle attività di smart working e di consulenza a distanza,
anche in ambito sanitario, aumenta il rischio di attacchi
hacker. "Mi auguro che tantissime persone stiano lavorando da
casa", ma bisogna essere consapevoli che "questo aumenta
inevitabilmente il perimetro degli attacchi informatici", spiega
il direttore Cybersecurity di Exprivia, Domenico Raguseo,
raggiunto telefonicamente dall'ANSA.
"E' presto per dare dei numeri statisticamente rilevanti, ma
la mia sensazione è che il coronavirus generi un aumento degli
incidenti informatici", considerando che molte persone si
collegheranno da casa. "Anzi, mi sorprenderebbe il contrario: se
gli hacker non approfittassero della situazione", sostiene
Raguseo. E allora, "bisogna lavorare moltissimo sulla
consapevolezza dei rischi ed imparare le regole di 'igiene
digitali', fondamentali per ridurre i rischi. Il tema della
consapevolezza e della cultura digitale deve seriamente arrivare
sulle scrivanie di chiunque, ma non solo quando c'è un incidente
o un'emergenza". Il mercato della cybersecurity, infatti, è in
forte crescita e "più il mondo diventerà digitalizzato e più
aumenteranno i rischi", avverte Raguseo, spiegando che, in
seguito all'arrivo dell'Internet delle cose, "gli 'attaccanti'
sono ormai interessati a catturare i dispositivi e, ad esempio,
utilizzarli per fare criptomining (generare criptovalute, ndr)".
Da considerare, poi, che "il mondo della sanità è già molto
esposto ad attacchi hacker, perché i dati di un paziente sono
molto appetibili, e la sanità è molto interessata dal processo
di digitalizzazione", osserva il manager. E' inevitabile che in
situazioni di emergenza come quella attuale "un medico che si
collega da casa è molto più esposto", così come tutti gli altri
lavoratori che utilizzano la propria connessione e non la rete
aziendale
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