Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
Extra
Responsabilità editoriale di Advisor
Responsabilità editoriale di Advisor
Pubblichiamo la view sui mercati nel 2018 di Luca Tobagi (nella foto), investment strategist di Invesco in Italia. L'intervento è stato pubblicato nella newsletter di gennaio riservata agli investitori "T con zero".
I mercati scontano sempre, almeno in parte, il futuro. Ma se c’è un periodo in cui il futuro diventa protagonista è questo, che impone considerazioni sul nuovo anno che inizia. Per il 2018 vediamo due consensi: uno orientato a un quadro macroeconomico di crescita e dinamica dei prezzi ancora impostato positivamente, e uno più prudente nell’estrapolare, da questo scenario, implicazioni favorevoli per le attività finanziarie più rischiose. Anticipo una possibile conclusione: entrando nel 2018, crediamo vi siano ancora spazi per la prosecuzione dei trend visti nel 2017 che hanno sostenuto azioni e obbligazioni societarie.
Occorre precisare meglio quest’affermazione, un po’ fuori consenso. Siamo consapevoli che i rendimenti attesi dalle varie asset class, incluse quelle più sensibili al ciclo economico, possano essere inferiori al 2017, a fronte di una volatilità che potrebbe tornare a rialzare la testa. In sintesi, una visione costruttiva sulle “asset class” rischiose, che tuttavia potrebbero subire un peggioramento del rapporto rendimento atteso/ rischio, in termini assoluti. La cornice geopolitica vedrà ancora elezioni, ad esempio in Italia; negoziazioni, come quelle su Brexit; tensioni, ad esempio fra gli USA e la Nord Corea o in Medio Oriente.
La storia ci insegna che questi eventi hanno avuto un impatto duraturo sui mercati solo quando l’economia è stata danneggiata, come nei casi della Grande Depressione degli anni 1930 o della Crisi Petrolifera degli anni ’70. Appare improbabile che un eventuale esito giudicato negativo dai mercati sulle elezioni italiane, in particolare con una ripresa in atto, possa avere un impatto tanto profondo sull’economia europea o globale e, per quanto riguarda gli altri rischi, abbiamo già visto come negli ultimi anni non abbiano inciso molto. L’economia USA potrebbe raggiungere l’espansione più lunga della sua storia e alcuni importanti mercati azionari salgono da tempo e continuano a toccare nuovi massimi.
A fronte di questi record, i timori principali riguardano le valutazioni elevate da parte delle agenzie di rating, sia azionarie che obbligazionarie, una possibile bolla azionaria, una possibile caduta dei mercati obbligazionari con un rialzo repentino e incontrollato dei rendimenti, eventuali errori di politica monetaria da parte delle Banche Centrali che stanno ricalibrando le proprie misure non convenzionali. Si tratta di elementi che è giusto considerare con molta attenzione.
Un modo per farlo è ciò che chiamo il “metodo Jesse Owens”. L’atleta nero, che aveva stabilito quattro record mondiali in soli 45 minuti nel 1935, e che riuscì a vincere 4 medaglie d’oro in atletica leggera alle olimpiadi di Berlino nel 1936 - nei 100 e 200 metri piani, salto in lungo e staffetta 4x100 - sotto gli occhi di un attonito Hitler, rischiò seriamente di non qualificarsi per la finale del salto in lungo, dopo due salti nulli.
Il suggerimento che lo portò alla vittoria finale a Berlino gli giunse, con grande sportività, dal suo avversario più forte, il saltatore tedesco Luz Long, che gli fece tracciare un solco sulla pista ben prima della linea di stacco. Se Owens avesse saltato lasciando la sua impronta sul solco, nessuno avrebbe potuto mettere in discussione la validità del suo salto. La decisione di rinunciare ad alcuni centimetri, pur di evitare il rischio di annullamento del salto, permise a Jesse Owens di vincere la medaglia d’oro proprio davanti a Luz Long, che fu il primo a congratularsi con il rivale.
Responsabilità editoriale di Advisor
Ultima ora