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Responsabilità editoriale di Advisor
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Sostegno massimo all'economia reale e allo sviluppo del mercato finanziario nazionale. Su questi due pilastri si basa la proposta di Assogestioni di lanciare un Pir specializzato in Pmi.
Si tratta di uno strumento alternativo e complementare al Pir ordinario, per investimenti in strumenti non quotati, scambiati sui mercati privati. Pir ordinari e alternativi potranno avere un effetto sinergico, in favore delle imprese oggetto di investimento.
Dalla nota Assogestioni emerge che rispetto ai Pir ordinari, i Pir alternativi sono rivolti soprattutto alla clientela più patrimonializzata. Trattandosi di investimenti illiquidi, che richiedono tempi lunghi di investimento e che si caratterizzano per un alto livello di rischiosità, l’introduzione di incentivi fiscali a favore dei Pir alternativi potrebbe infatti incoraggiare l’afflusso di risorse da parte della clientela più “evoluta”, che può beneficiare di una soglia di investibilità molto più elevata in strumenti più rischiosi e complessi, nonché di una maggiore capacità di detenzione dei titoli nel lungo e lunghissimo termine.
Tenendo conto che l’oggetto dell’investimento dei Pir alternativi è tipicamente illiquido e che tali tipologie di investimento vengono realizzate principalmente tramite veicoli di investimento di tipo chiuso, è fondamentale che i limiti delle somme o i valori destinabili al Pir alternativo siano più alti di quelli previsti per il Pir ordinario, che ricordiamo essere pari a un massimo di 30mila euro all’anno fino al raggiungimento di un totale di 150mila euro.
La nota dell'associazione inoltre ricorda che i Pir alternativi, al pari agli ordinari, sono dei contenitori che possono assumere qualsiasi forma purché rispettino i vincoli di investimento stabiliti dalla normativa; tuttavia, considerato l’oggetto di investimento tipicamente illiquido (azioni anche non quotate di Pmi di piccole dimensioni, prestiti e crediti delle predette imprese), meglio si prestano a essere realizzati tramite l’utilizzo di veicoli di investimento per i quali non sussistono i problemi di liquidità tipici dei fondi aperti: Eltif, fondi di private equity, fondi di private debt.
La proposta di Assogestioni prevede dunque di replicare i limiti previsti dalla normativa sugli Eltif, che prevedono una soglia di 150mila euro all’anno per un importo complessivo non superiore a 1.500.000 di euro. L’associazione sottolinea che sarebbe comunque opportuno – considerate le modalità di partecipazione a tali veicoli di investimento, che richiedono un consistente investimento iniziale e che spesso non consentono versamenti successivi – prevedere un limite annuo più elevato.
Per quanto riguarda, invece, tutte le altre disposizioni relative al funzionamento del Pir (holding period, divieti di investimenti, ecc.) troverebbero applicazione le regole applicabili ai Pir ordinari.
Quali i vincoli di investimento? Assogestioni propone di modificare la disciplina dei Pir introducendo specifici vincoli qualora l’investimento sia diretto, per almeno il 70% del valore complessivo del piano, a beneficio di imprese di piccole dimensioni. Si ritiene inoltre essenziale modificare sia l’oggetto dell’investimento agevolato – includendovi fonti di finanziamento alternative a quelle del canale bancario – sia i limiti alla concentrazione agli investimenti. In particolare, per quel che riguarda l’oggetto dell’investimento agevolato, i benefici fiscali previsti dalla normativa Pir dovrebbero essere estesi anche a favore di piani di risparmio che, per almeno i due terzi dell’anno solare di durata del piano, investano almeno il 70% del valore complessivo in: strumenti finanziari emessi o stipulati con imprese residenti nel territorio dello Stato o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio dello Stato, diverse da quelle inserite negli indici FTSE Mib e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati (percentuale che nei Pir ordinari ammonta attualmente al 3,5% del valore complessivo del piano); in prestiti erogati alle predette imprese e in crediti delle medesime imprese.
Infine per quel che riguarda i limiti alla concentrazione degli investimenti, per garantire una maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento a favore della stessaa impresa (o di imprese dello stesso gruppo) Assogestioni propone che per i Pir Alternativi l’attuale vincolo di concentrazione del 10% debba essere elevato al 20%.
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