
La pandemia di coronavirus ha accorciato le distanze. Ha avvicinato il momento storico in cui il Pil cinese supererà quello americano, incoronando il Dragone come prima superpotenza mondiale - e locomotiva economica globale - dopo oltre un secolo di predominio statunitense. Il 2020 di recessione mondiale vede infatti Pechino tagliare il traguardo in splendida solitudine (con una crescita dell’1,9% secondo le stime del Fondo monetario internazionale) mentre il resto del mondo procede in retromarcia, dagli Stati Uniti (-4,3%) al Giappone (-5,3%), dalla Germania (-6%) all’Italia (-10,6%).
Ma questo non solo a livello macro. Il nuovo ordine mondiale si farà sentire anche nei portafogli globali, dove la Cina peserà sempre di più, anche a livello valutario.
"E’ vero che il mercato finanziario americano resta molto più integrato e profondo di quello cinese, ma nei prossimi anni Pechino si ritaglierà spazi ben più ampi di quelli attuali - sottolinea Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di AXA Investment Managers. Del resto già oggi tutti i grandi provider di indici, da Ftse a Citigroup, hanno inserito asset del Dragone nei loro panieri. Il mercato cinese deve però svilupparsi meglio, perché ci sono ancora diversi nodi da sciogliere.