Nel 2017 artigiani e Pmi italiane
hanno pagato l'energia elettrica 2 miliardi di euro in più
rispetto alla media europea a causa di oneri fiscali e
parafiscali sui consumi di elettricità che incidono per il 40,7%
sull'importo finale in bolletta. Lo denuncia Confartigianato
secondo la quale il divario di costi dell'energia con l'Europa è
destinato a peggiorare: nel terzo trimestre di quest'anno stima
che l'elettricità per le imprese subirà rincari del 7,6% (+838
euro) rispetto ai tre mesi precedenti e del 5,5% (+618 euro)
rispetto allo stesso periodo del 2017, portando a 11.932 euro il
costo medio annuo dell'energia per una piccola impresa.
"Oltre alla flat tax", afferma Giorgio Merletti, presidente
di Confartigianato, "ci sono altri interventi necessari per
ridurre le tasse alle imprese: a cominciare dalla riforma del
prelievo fiscale sull'energia che rappresenta uno dei fattori di
costo più penalizzanti per i nostri piccoli imprenditori, una
vera e propria zavorra sulla produttività". Confartigianato
chiede al Governo "di eliminare l'assurda disparità di
trattamento fiscale che penalizza i consumi elettrici delle
piccole imprese rispetto alle grandi aziende".
Secondo la rilevazione di Confartigianato ciascun
imprenditore paga di elettricità, in media, 2.753 euro in più
all'anno rispetto alle Pmi dell'area Euro. A "gonfiare il
prezzo" sono "accise e oneri generali di sistema che pesano in
media per 4.508 euro l'anno sul costo della bolletta di ogni
Pmi". In alcuni settori manifatturieri, come la lavorazione di
gomma e plastica, "possono anche superare 18.000 euro
l'anno".
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