Quello della ristorazione in Italia
si conferma un settore in crescita, con 336 mila imprese attive
e 1,2 milioni di addetti, per un valore aggiunto del settore
pari a 46 miliardi di euro. Tuttavia permangono rischi e
criticità, come bassa produttività, abusivismo e concorrenza
sleale che rappresentano altri punti critici per il comparto. È
quanto emerso durante un convegno organizzato da Fipe, la
Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio. Nel
2019 la spesa delle famiglie italiane in servizi di ristorazione
è stimata in 86 miliardi di euro, con un incremento reale
sull'anno precedente dello 0,7%. Tra il 2008 e il 2019
l'incremento reale è stato del 7,2%. Un settore in crescita
anche sul fronte dell'occupazione, che negli ultimi 10 anni è
cresciuta del 20%, a fronte di una flessione del 3,4%
dell'occupazione totale.
Nel 2019 hanno cessato l'attività oltre 26 mila imprese, con un
tasso di sopravvivenza che vede il 25% dei ristoranti (24% per i
bar) chiudere dopo un anno. Dopo tre anni si sale al 45% per
entrambi, dopo cinque al 57%. Il nostro settore è "considerato
molto spesso in termini spettacolari, di colore, folklore, ma
mai in termini economici, con i valori che abbiamo presentato
stasera", ha osservato a margine dell'evento il presidente di
Fipe, Lino Enrico Stoppani, per il quale è necessaria una seria
consapevolezza della politica, per portare avanti le sfide e gli
interventi migliorativi necessari.
Stoppani ha ricordato che il settore rappresenta il 34,1%
dell'intero comparto agroalimentare, e che ogni anno acquista
prodotti alimentari per un valore di circa 20 miliardi di euro.
L'Italia si conferma così il terzo mercato della ristorazione in
Europa, dopo Regno Unito e Spagna.
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