La progressiva diffusione della
tecnologia nel campo della pianificazione finanziaria è valutata
positivamente da 8 italiani su 10, ma quasi 2 su 3 riconoscono
alla tecnologia un ruolo integrativo e non sostitutivo della
relazione umana. Lo afferma una ricerca IWBank Private
Investments, la banca del gruppo UBI specializzata nella
gestione degli investimenti, dal titolo "Il Futuro è oggi".
Per il 53% degli intervistati la fiducia nel professionista e
l'affidabilità di quest'ultimo sono i due fattori più importanti
che guidano la fedeltà degli investitori, ben più, ad esempio,
di un elemento come quello legato ai costi del servizio.
L'indagine, svolta in collaborazione con l'istituto di ricerca
Demia, ha coinvolto 1.500 investitori italiani, uomini e donne
di tutto il territorio nazionale, appartenenti alle fasce d'età
dei 'Baby Boomers' (i nati tra il 1944 e il 1964), della
'Generazione X' (i nati tra il 1965 e il 1983) e dei
'Millennials' (i nati tra il 1984 e il 1993).
In generale "la capacità di proiettarsi nel futuro è limitata
- commenta Andrea Pennacchia, direttore generale di IWBank - e
scoraggiata dai continui cambiamenti a molti livelli, in una
società che viene descritta come in rapida e continua
evoluzione, sempre meno caratterizzata da certezze. Alla
reticenza personale, anche tra i Boomers, nel pensarsi e
descriversi anziani si somma la difficoltà di prevedere la
situazione complessiva e personale nei prossimi 10, 20, 30 anni,
portando in tal modo i rispondenti a un tipico 'bias'
comportamentale, il 'presentismo', molto diffuso in finanza".
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