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di Lorenzo Attianese
ANSA MagazineaMag #021
Inchiesta sulla Pedo-Connectio

Pedofilia, le mani della 'ndrangheta

I pedofili in Italia ora hanno il volto degli affaristi, osservato con attenzione anche dalle mafie: è la Pedo-Connection, importa ed esporta pedopornografia

I media li chiamano 'orchi'. Per le loro vittime spesso hanno l’appellativo di 'amici'. Ma i pedofili in Italia ora hanno il nuovo volto degli affaristi, osservato con attenzione anche dalle mafie. Dietro si nascondono vere e proprie strategie economiche, che celano una holding messa in piedi grazie al sistema darknet, il web sommerso. E' la Pedo-Connection, il nuovo marchio criminale made in Italy, che esporta ed importa pedopornografia e non scambia o vende più solo file, ma esseri umani. Bambini di cui abusare. E grazie ai quali fare affari, un terreno molto fertile – secondo investigatori e criminologi - per il business della 'ndrangheta .

In Italia, negli ultimi mesi, questo tipo di reato è aumentato fino a raddoppiare le cifre: sono già 200 le denunce di abusi rilevati attraverso la rete nei primi 6 mesi di quest’anno, a fronte delle 344 di tutto il 2013, con 165 minori adescati. E nella black list formulata dalla polizia ci sono oltre 1.700 siti dall’inizio del 2014. Tutto online, che resta off the records per gli internauti. L’unico modo per avere un contatto con questo mondo è navigare nelle acque torbide delle reti parallele con indirizzo Ip anonimo. Compito del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia (Cncpo), che solo tre mesi fa, in collaborazione con l'Fbi, ha messo a segno la prima operazione condotta nel Paese con successo all’interno del darknet: dieci arresti e l’identificazione di tre ragazzini di sette anni, vittime di abusi sessuali. Si tratta della punta dell’iceberg di un’indagine solo agli inizi, nella quale gli investigatori stanno cercando di scardinare un’organizzazione definita "massonica", che isola i componenti sospettati di essere indagati, ha un suo slang , scambia, commercia ed esibisce come trofei i bimbi adescati e violentati.

Pedofilia: la polizia postale, la caccia ai criminali è sul darknet


Nella tana dei predatori

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Tra loro però c'è anche una squadra infiltrata. Cento agenti sotto copertura, tutti 007 informatici e non solo. Poliziotti italiani addestrati anche tra le file di Fbi ed Europol, che fingono di essere intenditori di quella galleria raccapricciante, utilizzano gli stessi codici linguistici, acquisiscono la fiducia dei pedofili e dopo mesi li incontrano, fino ad acquisire tutti gli elementi per incastrarli. "Ormai il fenomeno della pedofilia online – spiega il dirigente nazionale della polizia postale, Carlo Solimene - è caratterizzato dalla transumanza di questi utenti, soprattutto quelli più addentrati nell’ambiente, sulle reti del darknet. Qui esiste un vero e proprio manuale del pedofilo, attraverso il quale si tenta di aggirare i controlli delle forze dell'ordine. Ma il darknet non è un posto sicuro neppure per i criminali. E' bene che lo sappiano". E non è casuale se quattro mesi fa il Consiglio dei Ministri ha deciso di fa diventare un'aggravante l’utilizzo del darknet', cioè l'uso di mezzi utilizzati dai soggetti che sfruttano i minori per impedire l'identificazione dei dati di accesso alle reti telematiche. La chiave d’accesso al sottobosco del web, dove è garantito l’anonimato, è il download di software applicativi come Tor, un sistema per la criptazione in passato utilizzato dalle forze militari americane.

Una volta entrati, ci si avvicina a chat e siti con una serie di tentativi e costanza di contatti. Nel tempo è possibile sfondare il muro della diffidenza, con dei riti iniziatici che prevedono lo scambio di nuovi file pedopornografici, come video e file rigorosamente autoprodotti. Insomma non basta essere informatici di ottimo livello ed avere i file giusti, spesso bisogna essere autori di abusi. Solo in seguito si entra nel business, come venditori o acquirenti, dove 'lolite' e 'pre-teen' sono le parole chiave più leggere. E gli affari sono sempre più spesso pesanti. Lo sanno bene gli investigatori, i quali ricordano che lo scorso anno in Canada è stato sequestrato un sito con file di pedofili, che in poco tempo aveva incassato 5 milioni di dollari canadesi grazie alla vendita di materiale. Ma da oltreoceano ci sono diversi ponti che portano all'Italia. Solo tre mesi fa è emersa uno dei tanti fatti inquietanti: in Alabama un uomo mostrava in una foto il figlio di tredici anni in gabbia, che seviziava assieme al compagno. Voleva disfarsene perché "troppo poco giovane" e lo esibiva come se fosse in vendita. La foto matrice che ha permesso di dare il via alle indagini sulla vicenda è stata trovata in Italia. Dal nostro Paese il percorso degli 007 del Cncpo ha in seguito portato le indagini prima in Germania, poi in Inghilterra ed infine negli Usa.


Criminologa Bruzzone, per le mafie la pedofilia è un affare


Gli indizi tra i pixel

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Ma il lavoro dell’intelligence, sparsa per il mondo alla ricerca dei mercanti di sevizie italiani, non si limita alle decriptazioni. Da un elemento banale all’interno del luogo dove è stato girato il video o la foto, come la presa elettrica, un indumento, un particolare tipo di lampada o un qualsiasi oggetto, si risale Paese d’origine del file per poi rintracciarne l’autore e, prima di tutto, la vittima. In campo sono scesi anche Google e Microsoft, con il Child Exploitation Track System, un applicativo che aiuta gli investigatori a tracciare le immagini. C’è anche la ‘Dna Photo’, che permette di identificare attraverso l’analisi di un solo pixel una qualsiasi foto, anche se ritoccata e resa apparentemente irriconoscibile. Anche l’Italia è impegnata su progetti sperimentali per raggiungere la ‘fotografia madre’, la prima scattata. Come il piano di “balistica della fotografia”, sperimentato all’università di Salerno: un metodo per rilevare una sorta di firma della foto, che diventa unica e permette di identificare il singolo dispositivo da cui è stata scattata.

Per la criminologa Roberta Bruzzone – vice presidente dell’associazione La caramella buona - bisogna abbandonare l’ “idea del pedofilo che scambia la foto ‘fai-da-te’ per averne altre. Le mafie, come la ‘ndrangheta, hanno capito la portata dell’asset con cui fare business. Ora ai file è stato imposto un valore di mercato che va da decine fino a migliaia di dollari e che dipende da età, etnia e atto sessuale subito dalle vittime”. Prezzi decisi da una spa ormai ben radicata anche in Italia. Una filiera di atrocità diventata globale. Dove l’orco è diventato manager dell’orrore.


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