La memoria della città di Roma è conservata nell'Archivio Storico Capitolino che raccoglie la documentazione prodotta dall'Amministrazione Capitolina dal XVI secolo al XX secolo. Ci si può trovare davvero di tutto, piani regolatori di fine Ottocento, stampe della Roma che fu, progetti per modificare le anse del Tevere, richieste di variazioni strutturali di edifici ed anche l'elenco di quanto venivano pagati i dipendenti capitolini ovvero con il sale, da qui il nome di salariati.
Fino al 1922 tutto il materiale era conservato in Campidoglio, successivamente è stato trasferito nel complesso monumentale borrominiano dell'Oratorio dei Filippini. L'archivio, la cui entrata è in piazza dell'Orologio, occupa tutto il primo piano dell'Oratorio ed ha a disposizione come sala di consultazione, un tempo sala di ricreazione per i frati, la cosiddetta sala ovale, considerata una vera icona dell'architettura del '600, con il grande camino a baldacchino realizzato con un unico pezzo di marmo antico trovato nelle fondamenta dello stesso edificio.
Il patrimonio dell'Archivio Storico Capitolino è di circa 55 mila unità archivistiche con un'estensione di otto chilometri lineari. Conserva 200 mila disegni e piante ed alcune migliaia di pergamene dell'XI al XVIII secolo. Ed è composto da vari fondi, uno dei più importanti è sicuramente l'Archivio della Camera Capitolina, ovvero l'antico organo di governo del Campidoglio con i decreti dei Consigli e dei Magistrati del Popolo Romano che documentano l'attività del Comune dal 1515 al 1847.
C'è poi l'Archivio del Protonotaro del Senatore che contiene, oltre ai rogiti originali (dal XVI al XVIII secolo), anche atti di cancelleria che documentano l'attività dei tribunali delle magistrature capitoline (Tribunale del Senatore, Capitano delle Appellazioni, Tribunale di Ripa). L'Archivio del Comune Pontificio è invece quello che raccoglie la documentazione ordinata per materie (titoli) che testimoniano le nuove competenze assunte dal Campidoglio in seguito alla riforma istituzione di Pio IX, tra il 1849 fino al 1870.
L'Archivio Postunitario documenta l'attività di Roma, dal 1871 quando divenne la Capitale d'Italia con tutti gli originali delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta Municipale, i contratti stipulati dal Comune, le carte del Gabinetto del sindaco e del segretariato generale e degli uffici comunali. E' poi conservato l'Archivio Notarile Urbano, istituto da Urbano VIII nel 1625 ed è composto dalle copie autentiche degli atti notarili rogati a Roma proprio dal 1625 fino al 1871 e circa mille volumi di rogiti originali stipulati a partire dal XIV secolo.
Ci sono poi gli archivi di antiche famiglie, come gli Orsini e i Capranica, la Biblioteca Romana con 150 mila titoli, tra i quali 600 edizioni del '500, una raccolta di piante topografiche di Roma, e l'Emeroteca Romana istituita nel 1970 che raccoglie circa 3000 testate di periodi e quotidiani editi a Roma dal 1716. Gli inventari e i cataloghi sono a disposizione degli studiosi attraverso un sistema informatizzato di consultazione in intranet che consente di svolgere la ricerca dalle postazioni attrezzate della sala di studio. Da alcuni anni l'Archivio ha intrapreso un progetto di digitalizzazione del suo patrimonio per preservare i documenti originali e per una efficace consultazione online.
L'Archivio Storico Capitolino in piazza dell'Orologio
Il piano regolatore del 1882
I progetti per le grotte di testaccio
La nettezza urbana, a Roma un problema fin dal XVI secolo
Dai documenti conservati nell'Archivio Storico Capitolino in materia di Nettezza urbana emerge che da sempre è stato considerata un aspetto fondamentale nella vita della città di Roma.
Nell'Archivio antico i primi documenti che riguardano la pulizia delle strade risalgono alla prima metà del XVI secolo e proseguono fino alla metà del XIX. Numerose sono le relazioni e i Decreti di Consiglio che affrontano le questioni relative alla pulizia della città così come tanti sono gli editti emanati in materia il cui ripetersi dimostra che il problema non è mai stato di facile soluzione.
L'Editto del Cardinal Antonio Barberini del 13 aprile 1669 ad esempio, ordina che "le strade e piazze di Roma siano nette di fango, polvere e altre immonditie et … a tale effetto anco accresciute le Carrette sino al numero di dieci, quali non devono servire ad altro uso che per lo spurgo della Città acciò quella del continuo si mantenghi netta. …. S'ordina et espressamente commanda a tutti e singoli Artisti, bottegai et a qualsivoglia altra persona, che … la sera per la matina o la matina per la sera debbano subbito scopare e far scopare et ammucchiare per quanto tangono e durano li loro palazzi, case, cortili, giardini et botteghe acciochè li Carrettieri possano caricar speditamento e con facilità levare detti fanghi, polvere et altre immonditie".
La competenza in materia di Nettezza Urbana era passata dalla Presidenza delle Acque e Strade al Comune solo dopo il 1848 e il difficile compito di rendere la città pulita e accogliente trovò sicuramente il Municipio impreparato ad affrontarlo. Per tale motivo è frequente reperire, nei fondi documentari, progetti che hanno l'obiettivo di migliorare il servizio. (Le foto 15 e 16) ad esempio si riferiscono alla presentazione da parte di Pietro Diotallevi (27 febbraio 1850) di un progetto "…onde procurare maggior nettezza alle vie di Roma…" che giunge a prevedere, oltre al numero dei carri e delle botti necessarie all'espletamento del servizio, perfino la durata del vestiario che viene fornito in dotazione.
L'alternanza di affidamenti a diversi appaltatori e il ritorno ad una gestione tutta interna del servizio che si può leggere nelle carte conservate nei documenti prodotti dopo l'Unità ci mostra un servizio complesso, le cui caratteristiche principali erano: spazzamento giornaliero di tutto il suolo pubblico della città e spazzamento continuo, durante il giorno delle principali strade della città; trasporto con appositi carri di tutte le immondizie e scarico in luoghi deputati; innaffiamento delle strade e dei passaggi pubblici; rimozione giornaliera delle immondizie da tutte le case dei cittadini e degli stabilimento pubblici, uffici ecc.
Tra il 1900 e il 1910 ci sono immagini che mostrano gruppi di addetti alla Nettezza Urbana, un gruppo di spazzatrici a piazza Venezia con il monumento ancora in costruzione; o una manifestazione di addetti alla Nettezza Urbana a piazza San Giovanni o la scuderia dello stabilimento della Nettezza Urbana in via Casilina. Negli anni più recenti ci sono anche carrettini a mano e di automezzi per il trasporto dei rifiuti urbani.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Dall'editto del Cardinal Barberini fino ai primi del '900
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Le divise dei componenti della banda Municipale
La Banda capitolina nacque ufficialmente nel novembre del 1871, divisa in due sezioni, sotto la direzione del Maestro Giuseppe Mililotti che ne fu a capo fino al 1882. Gli successe il Maestro Pezzini che riunì la Banda in un'unica sezione di 68 musicanti.
Alla sua morte venne indetto un concorso pubblico per la direzione del corpo musicale del Comune di Roma e il 27 aprile 1885 fu nominato Direttore della Banda di Roma il Maestro Alessandro Vessella.
Fino dal 1876 la Giunta capitolina aveva stabilito che i componenti della Banda municipale vestissero una divisa simile a quella delle Guardie Municipali ma già nel 1878 nella seduta del 23 maggio l'assessore Armellini, delegato all'Ufficio di Polizia Urbana, aveva sottolineato gli inconvenienti derivati proprio dalla uniformità delle divise dei concertisti e delle Guardie Municipali e di conseguenza la Giunta decise di presentare un progetto di divisa che rendesse distinguibili i due corpi.
Il proposito divenne realtà solo nel 1882, con la presentazione di molteplici esemplari proposti e un dibattito serrato. La Giunta, nella seduta dell'8 luglio 1882, approva le divise.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Gli abiti della banda, di senatori, conservatori e paggi
Riproduzione riservata © Copyright ANSA