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L.Stabilità, scontro tra l'Ue e il governo

Muro contro muro tra Commissione europea e Governo sulla legge di stabilità: il presidente Josè Manuel Barroso avrebbe intenzione di chiedere all'Italia una correzione del deficit strutturale per il 2015 dello 0,5% contro lo 0,1% inserito dal governo nella legge di stabilità. Una posizione che, interpretando alla lettera le regole del Patto, non darebbe spazio a quel 'pieno uso della flessibilità' che invece il successore di Barroso, Jean Claude Juncker, si è impegnato ad applicare. Ore cruciali anche per la Francia, che rischia più dell'Italia perché sotto procedura per deficit eccessivo. Entrambe potrebbero vedersi recapitare entro mercoledì una lettera con la richiesta di maggiori informazioni sulle loro leggi di bilancio che non rispettano le richieste di Bruxelles. Mentre la Commissione ha avviato l'esame delle bozze di legge, e si avvia a dare un primo parere su quelle problematiche, la Francia prova a giocare d'anticipo cercando la sponda della Germania per evitare la bocciatura e ha inviato a Berlino i suoi ministri di economia e finanze per un mini-summit economico. Ma l'incontro si è risolto con un piano comune sugli investimenti da presentare a dicembre, e silenzio su tutto il resto, dalla flessibilità al giudizio Ue in arrivo. La Commissione ha una settimana dalla consegna delle leggi di bilancio, arrivate il 15 ottobre, per chiedere chiarimenti ai Governi con i conti più a rischio, mettendoli al corrente delle deviazioni rilevate. La richiesta deve quindi arrivare entro mercoledì. Bruxelles deve poi, entro il 30 ottobre, scrivere il giudizio completo con cui rimanda indietro la legge chiedendone modifiche.

Ma ancora non è chiaro se un'eventuale richiesta di maggiori informazioni e modifiche sarà resa pubblica oppure no. La Commissione potrebbe, con una scelta più 'soft', risolvere tutto attraverso canali più riservati, senza arrivare alla bocciatura delle leggi. "I contatti con i Governi sono costanti ma non è sempre appropriato farlo sapere", ha detto il portavoce del commissario agli affari economici Jyrki Katainen. Per l'Italia, il dubbio di Bruxelles è sempre sul rinvio del pareggio di bilancio al 2017 e sulla riduzione del deficit strutturale. Con il commissario Katainen più morbido di Barroso perché si accontenterebbe dello 0,3%. La rigida posizione del presidente uscente sarebbe conseguenza della sua ambizione di puntare alla presidenza della Repubblica del Portogallo. Un Paese a cui la Troika ha imposto una cura lacrime e sangue e che ora non è disposto a vedere seguire una linea più morbida nei confronti di altri partner in difficoltà. Per la Francia invece i dubbi sono molteplici, perché preoccupano tutti i parametri, non solo lo sforamento del 3%. Tanto che la Banca centrale europea avrebbe acquistato obbligazioni garantite francesi a breve termine nell'ambito del programma lanciato da Draghi a giugno. Sarà quindi difficile che Parigi riesca ad influenzare Bruxelles con l'iniziativa annunciata a Berlino dai ministri Sapin e Schaeuble, cioè un piano per rafforzare gli investimenti, che sarà presentato entro l'inizio di dicembre. Del resto, anche Berlino resta sulle sue posizioni: tutti devono fare i compiti, e quindi il ministro Gabriel ha annunciato che saranno investiti altri 50 miliardi di euro perché la Germania ha mancato finora l'obiettivo del 20% di investimenti sul pil indicato dall'Ocse.

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