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Iran: 'non saremo noi a perdere la pazienza con Trump'

Analista Teheran, prevedo tempi bui ma riforme ci aiuteranno

TEHERAN - Il governo iraniano non perderà la pazienza di fronte agli attacchi di Donald Trump, ma dovrà prepararsi a momenti molto difficili. E quindi deve lavorare sodo alle riforme necessarie per rendere l'economia del Paese più efficiente e capace di resistere agli effetti di possibili, nuove sanzioni unilaterali da parte degli Usa e del loro tentativo di ricreare un clima internazionale di ostilità nei confronti del Paese. Ne è convinto Saeed Leylaz, economista e analista politico iraniano vicino al governo del moderato Hassan Rohani​, e finito in carcere all'epoca del suo predecessore Ahmadinejad.
Più dello stesso presidente Usa, dice Leylaz in un'intervista all'ANSA, l'Iran deve temere il suo vice Mike Pence, "molto più pericoloso di lui", sottolinea, tanto che "se Trump dovesse cadere per un impeachment sarebbe ancora peggio per l'Iran".
Se dunque vede molti nubi all'orizzonte, l'analista scorge però ancora la possibilità che l'Europa possa far pressione sul Congresso e sulla stessa presidenza Usa. "Abbiamo sentito che le signore Mogherini e Merkel - dice dell'Alta rappresentante Ue e della Cancelliera tedesca - hanno chiesto a Trump di non fare niente contro l'Iran prima delle presidenziali in Iran". Ed entrambe si sono di recente schierate a favore dell'accordo sul nucleare iraniano del 2015, ora rimesso in discussione da Trump.
Nel caso che Trump riuscisse davvero a ricreare con Teheran quel clima di tensione cui i negoziati sul nucleare avevano posto fine, "avremmo di nuovo un Iran radicale e molto disordine e instabilità in Medio Oriente, e conflitti in Siria in Iraq".
Proprio per evitare questo, dice Leylaz, "sembra che vi sia stato qualche negoziato e compromesso in questi ultimi due-tre mesi" tra le forze più radicali, che guardano alla Guida suprema Ali Khamenei, ed il governo Rohani. "C'è stato di recente un incontro, il primo nella storia - aggiunge - tra Rohani e alcuni alti comandanti delle Guardie della rivoluzione. E anche la direzione della tv pubblica sembra aver adottato un approccio più positivo verso il governo Rohani". In questa luce andrebbe anche letto il fatto che, prosegue, i primi due mega-contratti per gli idrocarburi siano andati ad una compagnia vicina alla stessa Guida e poi ad una delle Guardie della rivoluzione, con la Total giunta solo terza in questa 'distribuzione' di risorse del dopo-accordo con un contratto multi-milionario per lo sviluppo del giacimento di gas South Pars. "Se garantisci ai militari una rendita è più facile che evitino conflitti che la mettano a rischio", ne e' in sintesi la ragione.
Inoltre, se sia Rohani che il ministro degli Esteri Javad Zarif hanno mantenuto toni moderati per rispondere agli attacchi di Trump ("questo non è il governo di Ahmadinejad", sottolinea), perfino Khamenei ha mantenuto un certo silenzio. "L'Europa lo sa che, se dovesse parlare, lo farebbe per rispondere ai suoi fedeli nel Paese. Ma la Guida è molto attenta a non toccare l'accordo sul nucleare, noi non lo faremo". E se Trump dovesse davvero fare il primo passo, anche Khamenei, aggiunge, preferirebbe la strada della diplomazia internazionale affidata al ministro Javad Zarif.
Il suo governo, in ogni caso, deve a suo avviso riformare la propria economia per affrontare i tempi duri, e di fronte alla minaccia di Trump deve farlo presto. "Si deve cambiare a cominciare dai prezzi calmierati per benzina e combustibili - osserva - sprecano risorse che potrebbero essere investite nella crescita, con effetti positivi sullo sviluppo tecnologico, l'ambiente e la salute delle persone. E più in generale, sottolinea, "servono più efficienza, produttività, resilienza dell'economia: una necessità per qualunque Paese, e tanto più per uno che ha nemici".
"Sono certo che se anche distruggessimo tutta la nostra tecnologie nucleare - prosegue - gli Usa non ci permetterebbero di essere indipendenti. Ci attaccherebbero per i diritti umani, e dopo per esempio per gruppi come i curdi e baluchi, e poi per gruppi religiosi come i Bahai o i cristiani o gli ebrei (mentre la religione dei primi è illegale, ebrei e cristiani e zoroastriani hanno propri rappresentanti in parlmanento, ndr). Non perché siano questioni importanti per loro, ma perché diventerebbero strumenti da usare contro l'Iran".
"Mi aspetto più problemi nel futuro, ma ce la faremo. La nostra economia sta andando meglio passo dopo passo, anche se non lo fa con la velocità che dovrebbe. Nell'anno 2017-2018 l'Iran - conclude - avrà la miglior performance di tutto il Medio Oriente, a mio avviso, con una crescita del 5-6%, più alta di quella saudita". 

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