La condanna a morte di Ahmadreza
Djalali, il ricercatore iraniano arrestato nel 2016 a Teheran
con l'accusa di essere una spia, è stata sospesa. Lo rende noto
l'Università del Piemonte Orientale, di cui Djalali è stato
collaboratore, citando il Center for Human Rights. La sentenza
avrebbe dovuto essere eseguita venerdì scorso, sostiene
l'Università, ma la Sezione 33 della Corte suprema iraniana la
sta revisionando e ha chiesto a un procuratore di esprimere il
proprio parere a febbraio.
Le precarie condizioni di salute di Djalali avrebbero
influito sulla decisione della Corte. Secondo l'avvocato di
Djalali - riferisce l'ateneo - si sono rese necessarie delle
cure mediche fuori dal carcere, finora negate dai giudici,
soprattutto per verificare un "possibile tumore".
"Sperando che le condizioni di salute di Ahmad non si
rivelino così gravose - dice ancora l'università piemontese -
gli avvocati difensori auspicano che questa revisione del
processo possa portare a un ribaltamento della sentenza".
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