(di Maurizio Salvi)
E' lunga la strada che Italia
e Argentina hanno percorso insieme, almeno dal dopoguerra, in
tema di cooperazione, con importanti risultati economici,
commerciali, culturali e scientifici, grazie anche alla realtà
di un bacino di ben 1.070.000 persone che hanno la cittadinanza
italiana e sono iscritte all'Aire.
Riflettendo su quanto fatto, l'ambasciatore d'Italia Fabrizio
Lucentini si dice "soddisfatto", soprattutto se si tiene conto
delle difficoltà legate alla pandemia e poi "alla tragedia che
sta attraversando il popolo ucraino", che monopolizza la visione
strategica della comunità internazionale.
Per quello che riguarda le relazioni tra Roma e Buenos Aires,
osserva l'ambasciatore in un'intervista all'ANSA, "credo che la
cosa più importante sia continuare a seminare il terreno in
vista di un'ulteriore spinta dei rapporti economici bilaterali,
che dovrebbe partire da una considerazione: la condivisione
italo-argentina delle stesse sfide globali".
Un tema importantissimo "su cui lavorare, e lo stiamo facendo
- spiega Lucentini - è la transizione ecologica, che possiamo
affrontare insieme con sistemi economici fra loro abbastanza
complementari". Lo scenario è questo: "Da un lato c'è un Paese
ricco di materie prime, essenziali per la transizione ecologica,
fra cui gas e litio. Dall'altro l'Italia, relativamente povera
di materie prime, ma che ha maturato un savoir faire produttivo
ed una capacità industriale e tecnologica elevatissima".
L'idea è stata al centro di un incontro a Buenos Aires fra
l'ambasciatore italiano e il ministro dell'Economia argentino
Martín Guzmán, in cui le parti si sono impegnate a verificare la
possibilità di un evento bilaterale che metta insieme imprese
operanti nel campo dell'energia e autorità dei due governi.
Intanto, le iniziative economiche italiane continuano ad
espandersi in Argentina, come l'impianto di energia solare di
Tozzi Green in Catamarca, o i nuovi investimenti di Pirelli in
una fabbrica di pneumatici per motociclette.
Per quanto riguarda il litio, continua Lucentini, pensiamo
"ad un salto di qualità industriale, superando il vecchio schema
di un Paese che vende materie prime e l'altro che le porta via
per fabbricare prodotti finiti". Da qualche tempo, spiega il
diplomatico, "nella provincia di Jujuy un'impresa italiana
lavora ad un accordo non solo per lo sfruttamento del litio di
cui l'Argentina ha le seconde riserve mondiali, ma per costruire
una fabbrica che faccia assemblaggio di batterie per auto e poi
le produca direttamente sul posto".
"Siamo consapevoli - osserva - che l'Argentina ambisce a
ricostruire un sistema di produzione ad alto valore aggiunto.
Per questo ha bisogno di un know how tecnologico e l'Italia può
offrire un contributo industriale attraverso l'export di
macchinari". E c'è di più: per consolidare questo processo,
"accanto ad una partnership produttiva si dovrebbe associare una
cooperazione inter-universitaria. Abbiamo moltissimi accordi in
questo campo e bisognerebbe orientarli verso settori
determinanti per il trasferimento tecnologico". Proprio per il
litio, "ci sono progetti di collaborazione universitaria -
ricorda Lucentini - che si occupano di ricerca per arrivare alla
produzione di batterie zolfo-litio di nuova generazione, molto
più potenti di quelle ordinarie. Ci lavorano il Politecnico di
Torino e l'Università argentina di Cordoba".
La cooperazione bilaterale si muove anche su altri temi,
osserva infine l'ambasciatore, "e penso alla possibilità che tre
province argentine inviino in Italia l'argilla per l'industria
della ceramica che non arriva più dall'Ucraina, all'ambizioso
progetto del turismo delle radici, rivolto al 50% di argentini
che ha origini italiane, per visitare i luoghi dei loro
antenati, e alla diplomazia della legalità e di mentoring
nell'ambito del programma Falcone-Borsellino".
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