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Ius soli: Prodi incalza il Pd: 'Approvarlo dopo legge di bilancio'

Appello anche della Boldrini. Resta il no di Ap alla fiducia

Non è chiuso il cantiere dello ius soli. Lo dichiarano il governo, il Pd e anche il leader di Ap Angelino Alfano, che annuncia una decisione del suo partito per la prossima settimana. Una mediazione è in cantiere sulla ipotesi di stralciare dal testo lo ius soli vero e proprio (diventa cittadino chi nasce in Italia da genitori che vivono qui stabilmente) e tenere solo lo ius culturae, che darebbe la cittadinanza al termine di un ciclo di studi. La mediazione potrebbe riuscire ad avere anche il consenso di Mdp, che senza il via libera alla legge minaccia di togliere il sostegno al governo. Ma il testo, gravato da 50mila emendamenti, può passare solo con un voto di fiducia e i Dem chiedono ad Alfano garanzie: in bilico sarebbe il sostegno di circa la metà dei senatori Ap. Le condizioni per il via libera alla legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri si possono creare "una volta sgomberato il campo dalla legge finanziaria", dice Romano Prodi, che incalza sul tema e invita a riportare il dibattito sul binario giusto, spiegando che "non è una legge altamente permissiva". "Se la politica è l'arte del futuro, allora spero che il Parlamento approvi questa legge", incalza da sinistra anche la presidente della Camera Laura Boldrini. 

CITTADINANZA - IN DISCUSSIONE DA 13 ANNI IN PARLAMENTO

E Graziano Delrio ribadisce l'impegno del governo, affermato a più riprese dallo stesso Gentiloni: "Siamo fiduciosi nel lavoro in corso". Le finestre per il voto sarebbero nella prima metà di ottobre o - più probabilmente - a fine novembre, dopo l'ok alla manovra. "Farsi guidare dalle paure e dai sondaggi è un pessimo modo di governare. Sullo ius soli, oltre che su legge di bilancio, misureremo il nostro rapporto con il Governo", avverte da Mdp il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia. E la presidente dei senatori di Mdp Maria Cecilia Guerra sospetta che Ap tenti "manovre dilatorie", con continue aperture e chiusure, per non assumersi la responsabilità né di approvare né di bocciare una legge cara al mondo cattolico e caldeggiata dal Vaticano. E in effetti Ap da un lato dice no alla fiducia e dall'altro, con Beatrice Lorenzin, dichiara la volontà di "approfondire in Parlamento" sul tema dello "ius culturae". Ma a Palazzo Madama, sui 24 senatori di Ap, circa la metà (sei di sicuro) sarebbero contrari a votare la legge. Il perché lo spiega Alfano: "Non c'è un problema di merito, ma di logistica temporale. Comunque - aggiunge - ne parleremo nella direzione nazionale di martedì 26 settembre". La difficoltà nasce dalla vicinanza delle elezioni: i senatori centristi più vicini alla destra temono di pagare il prezzo di una legge così di sinistra. E in effetti il centrodestra continua a proclamare la sua contrarietà al tema. "La norma è fatta male, il problema va affrontato a livello europeo", dice Antonio Tajani. E anche Luigi Di Maio posiziona il M5s su questa linea: "Serve una disciplina unica europea". Viste le tensioni in atto, dal Pd Ettore Rosato la mette così: "Più ne parliamo, più rischiamo che non si faccia". Il tema ius soli, osservano fonti renziane, è un esempio di come la sinistra, dividendosi, faccia male a se stessa. Lo ribadisce, parlando più in generale, Matteo Renzi nella sua Enews: "Ieri sono scesi in campo i candidati premier degli altri partiti. Forse sarà chiaro anche ai più ostinati teorici del fuoco amico che la sfida non è al nostro interno. La sfida è con Berlusconi, Salvini, Di Maio", dichiara, ribadendo le proposte di linea economica a partire dalla promessa di taglio delle tasse "da almeno trenta miliardi nella prossima legislatura". Un messaggio alla minoranza Pd e anche alla sinistra che si sta organizzando attorno a Giuliano Pisapia. Ma Mdp e Cp fanno sapere che il loro cantiere per un nuovo soggetto "alternativo al Pd" va avanti: in settimana potrebbe esserci un incontro con i leader di Possibile Pippo Civati e di SI Nicola Fratoianni per allargare il campo.

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