"La ripresa non sarà semplice, nonostante i 191,5 miliardi del Recovery Plan europeo, che arriveranno in parte come trasferimenti e in parte come prestiti a lungo termine. Una volta presentato il documento di base, la prima vera difficoltà consisterà nell’impegnare effettivamente le risorse finanziarie (il 70% nel 2021-2022 e il 30% entro il 2023) e spenderle subito dopo". Lo sottolinea il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia, 'Un mondo sempre più fragile', presentato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi e da Intesa Sanpaolo. Il Rapporto - a cura di Mario Deaglio, docente emerito di Economia Internazionale dell'Università di Torino - non offre ricette, ma punta a cogliere le tendenze per il futuro, le opportunità.
Il Recovery Plan - spiega il Centro Einaudi - sottoporrà l’Italia a uno sforzo titanico per fare le cose nei tempi previsti. Ma non basta: anche se non sono ancora chiari gli indicatori con i quali la Commissione valuterà l’Italia e decidere se meriteremo le tranches successive di finanziamento, è certo che il successo verrà misurato non solo dalla capacità di spendere, ma anche da quella di rimuovere, con riforme adeguate, i vincoli attuali alla crescita. L’elenco delle riforme su cui l’Italia verrà valutata non esiste ancora, ma il Parlamento europeo ha già scritto nero su bianco che i Piani dovranno stimolare "il potenziale di crescita" e avere un "effetto duraturo" comportando "riforme globali".
Secondo il Rapporto Einaudi, le riforme si riassumono nella tripletta della riforma della burocrazia, della riforma della giustizia (civile) e della riforma tributaria. Per ripartire l'Italia ha bisogno di investimenti "buoni", in infrastrutture, in ricerca e innovazione, in formazione del capitale umano.
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Intesa Sanpaolo