Anna Achmatova è la terza donna coraggiosa raccontata da Alessandro Barbero al Grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, in un ciclo di lezioni seguito online da migliaia di persone che per tre giovedì di seguito hanno potuto assistere al ritratto di tre donne che hanno fatto la Storia.
Dopo Caterina da Siena e Giovanna d'Arco, è toccato alla poetessa russa: una figura, ha detto Barbero, "che ha attraversato il Novecento della Russia, lo zarismo, la rivoluzione e poi Stalin, i lager staliniani e l'invasione nazista". Eventi che hanno stritolato milioni di vite. "Anche Anna Achmatova ha rischiato la sua e ha perso i suoi cari - ha aggiunto il docente - ma non ha mai smesso di fare quello che voleva, scrivere poesie". In un'epoca dove anche la cultura era dettata dal potere, Achmatova è riuscita a esprimere la propria voce ma anche quella che il popolo le chiedeva. "In Russia i poeti sono immensamente popolari e la poesia è considerata quasi come una forma di espressione mistica o religiosa - osserva Barbero - Anna è riuscita a rimanerle fedele anche in mezzo alla tragedia, costringendo alla fine perfino Stalin e il potere sovietico a rispettarla".
Era nata da una famiglia aristocratica a fine Ottocento e si era ben presto spostata a San Pietroburgo, all'epoca fra le metropoli più vive e cosmopolite della Russia. In questo ambiente Anna inizia a comporre poesie contro il volere del padre, tanto da dover ricorrere a uno pseudonimo.
La sua vita fu costellata di amori impossibili, furibondi, che per la maggior parte la resero infelice", racconta Barbero. In uno dei suoi viaggi a Parigi conobbe Amedeo Modigliani, che iniziò a ritrarla compulsivamente. Il suo primo libro di poesie ebbe un successo straordinario, con 13 ristampe e tradotto in diverse lingue. Ma il suo mondo era destinato a essere travolto dalla Storia: prima la guerra, poi la rivoluzione, lo stalinismo e il secondo conflitto mondiale. Da orgoglio nazionale (leggenda vuole che in ogni casa fosse presente una statuetta di Achmanova) la poetessa diventa personaggio scomodo, additata come residuato di un'aristocrazia retrograda. Le accuse costeranno la vita al marito, fucilato, e l'internamento del figlio nei lager di Stalin. Quasi per miracolo Anna scampa a un destino che sembrava sempre sul punto di ghermirla e si convince di dover dare voce al suo tempo: lo fa in 'Requiem', raccolta ispirata all'attesa delle donne davanti alla prigione rossa, in attesa di notizie dei loro figli. Versi che per lungo tempo non furono pubblicati ma tramandati da Anna e le sue amiche, che li impararono a memoria per salvarli. "Gli ultimi anni della sua vita, dopo il successo ritrovato, li passò in una dacia nella campagna russa, libera di poter viaggiare e ritirare premi in Europa - racconta Barbero - Coltivando una nuova generazione di poeti russi". Fra loro c'era anche il futuro premio Nobel Joseph Brodsky.
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Intesa Sanpaolo