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Richard Ford, Bascombe può attendere, ora una storia comica

L'autore al Premio Malaparte, "la scrittura mi mostrò altra vita"

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CAPRI (NAPOLI) - "Se vivo, ci sarà un prossimo romanzo su Frank Bascombe, ma non al momento. Ora sto scrivendo un libro comico ambientato nel Michigan contemporaneo e una raccolta di racconti che si intitolerà The irish in America (Gli irlandesi in America ndr), in uscita a ottobre 2019, per la prima volta, direttamente in Spagna. Un quinto libro su Frank Bascombe, esiste. Sonnecchia da cinque anni, ma quest'estate ho dovuto scegliere e non ero ancora pronto". Classe 1944, occhi azzurri, battuta pronta, così Richard Ford, vera star della narrativa statunitense, colui che ha raccontato al mondo quanto epica può essere la middle class americana - a partire dai suoi grandi romanzi best seller in tutto il mondo Sportswriter, Il giorno dell'Indipendenza e Lo stato delle cose - arriva a Capri, premiato con il XXI Malaparte per il suo ultimo lavoro, dedicato alla storia dei suoi genitori, "Tra loro" (ed. Feltrinelli). "Un memoire diviso in due parti - racconta - La prima su mio padre, la seconda su mia madre. L'ho intitolato Tra loro perché era lì che io vivevo ed era da lì che io venivo: era tutto l'universo che mi circondava quando ero giovane". Al suo fianco, ormai "da 55 anni", la moglie Cristina. "La donna che mi ha cambiato la vita. Con cui leggo, a cui racconto ogni mia idea. Anche lei scrive, ma non riesco mai a farmi dire su cosa", scherza l'autore, che, pur premiatissimo da pubblico e critica, insignito persino del Pen Award e del Pulitzer, non si risparmia: "Ogni premio è entusiasmante, un incoraggiamento per chi, come me, scrive nella sua stanzetta. Il mio lavoro? Qualche regola devo darmela. Un tempo mi mettevo alla scrivania alle 8. Oggi non prima delle 9.30, forse perché passo più tempo con mia moglie. O forse perché noi americani ogni mattina dobbiamo sfogare almeno 45 minuti di rabbia furibonda contro il presidente Trump. L'America oggi? Sono ottimista di natura - aggiunge - C'è la speranza che il paese possa rimettersi in piedi, che le istituzioni si possano riassestare, di ritrovare il buono dell'essere umano dopo tutta questa avidità e indifferenza alle cause del mondo". Per il Malaparte, che torna a Capri ancora grazie al sostegno di Ferrarelle come sponsor unico, Ford ha lanciato anche il titolo del dibattito della XXI edizione: New intelligence and how it finds its way into fiction. "Certo, è un tema su cui sto lavorando. Sono un romanziere, ogni momento per me è occasione di lavoro. Ma non le dirò nulla o mi ruba l'idea", strizza l'occhio.
Poi si passa ai tanti scrittori che, in un modo o nell'altro, hanno attraversato la sua vita. Prima di tutti Faulkner. "Avevo 17-18 anni, a scuola ero svogliato, dislessico. Ma ero stanco di fallire - racconta - Mio padre morì e di colpo tutto diventò molto serio. D'estate andavo a lavorare alle Ferrovie e sarebbe stato facile farsi assumere e non tornare a scuola. Ma incappai in Faulkner e scoprii la lettura. Ero una tabula rasa per cui qualsiasi cosa mi restava appiccicata addosso. Capii che la vita non era tutta lì, perché si poteva scrivere. Poteva portare ispirazione". Nell'elenco dei suoi autori, anche Calvino, Malaparte, Umberto Eco, "da cui ho imparato come in Europa gli scrittori siano intellettuali, mentre in America siamo più storyteller". Ma per Ford, che domani terrà un suo discorso per la premiazione alla Certosa di San Giacomo, qual è il potere della scrittura? "Organizzare il mondo, attraverso l'immaginazione, in un modo che sia consolante, che sia possibile sopravvivere. Non penso che tutto possa diventare interessante con la scrittura. Ma la speranza, come romanziere, è di trovare qualcosa che il lettore conosce e scriverne in modo da mostrarglielo più da vicino".

In collaborazione con:
Premio Malaparte

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