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Riforma assegno divorzio, da quattro mesi in Parlamento. Che fine ha fatto?

Il testo depositato il 27 luglio scorso dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha rivoluzionato i parametri

Redazione ANSA

Anche dopo la sentenza della Corte di Cassazione del maggio 2017 alla Camera è stata depositata e si è iniziato a discutere di riforma dell'assegno di divorzio. Un provvedimento, a prima firma della presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti (Pd) è stato depositato a Montecitorio il 27 luglio scorso.

Il TESTO è stato incardinato in commissione Giustizia giovedì 5 ottobre con la relazione della stessa Ferranti.

"E' un tema di stretta attualità - spiega Ferranti - soprattutto dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione che, a legislazione invariata, ha nettamente superato il criterio del mantenimento del tenore di vita in costanza di matrimonio affermando che l'assegno che spetta all'ex coniuge va concesso solo se non è in grado di mantenersi". Il punto, prosegue la deputata del Pd, "è che la nuova interpretazione ha dato luogo a successive pronunce di merito oscillanti e tra loro contrastanti, dunque un intervento del legislatore è assolutamente necessario per ridare certezza ai cittadini in un campo così delicato come quello dei diritti di famiglia".

La proposta di legge, in pratica, chiede al giudice di valutare, nel determinare l'entità dell'assegno, una serie di circostanze: tra cui le condizioni economiche dei coniugi post-divorzio, la durata del matrimonio e i motivi che hanno portato allo scioglimento, l'apporto dato alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio, il reddito di ciascun coniuge, l'impegno di cura dei figli. Fattori che varranno anche in caso di scioglimento delle unioni civili.

"L'intento - dice Ferranti - è quello di fornire criteri chiari che in concreto possano tutelare il coniuge debole. Alla luce del mutato contesto socio-culturale e dell'evoluzione degli istituti familiari, occorre che il legislatore fissi principi equilibrati, che non siano punitivi nei confronti del coniuge tenuto all'assegno e al contempo non penalizzino il coniuge più debole che, spesso per scelta comune, ha dedicato energie di lavoro e prospettive professionali all'ambito familiare". In commissione sarà ora avviato un breve ciclo di audizioni e poi si passerà alla fase degli emendamenti: "Mi auguro che la pdl - conclude la presidente della commissione Giustizia - possa registrare ampie convergenze e che si possa, tenuto conto dei tempi ormai stretti di fine legislatura, approvarla in sede legislativa".

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