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Speciale Champions: senza Var diventa caso

Con Juve e Bayern anche Roma protesta. Casarin: adeguarsi subito

Redazione ANSA ROMA

Gol e polemiche sono il sale del calcio ma al tempo della Var c'e' un discrimine, tra chi lo usa e chi no. Dopo la Juve, il Bayern; dopo il Bayern, la Roma. Tre club protestano per le rispettive eliminazioni dalla Champions , con motivi e ragioni diverse, e a tornare d'attualità piu' che gli errori dell'arbitro ("Dzeko in campo mi ha detto che il mani del Liverpool secondo lui non c'era", ha onestamente raccontato De Rossi) e' il mancato utilizzo della Var.

"Anche la Roma critica l'Uefa", titola oggi Bild, dando eco allo scalpore che in Germania hanno provocato il fallo di mani di Marcelo a Madrid e la sua ammissione di colpa. Al palazzo di Nyon sono arrivate le critiche del potente club tedesco e di quello giallorosso, che ha scelto però di non fare passi ufficiali, puntando sull'azione portata avanti dall'Associazione dei club europei, l'Eca, per correggere la rotta al più presto. "L'Uefa non prevede di adottare la nuova tecnologia nemmeno nella prossima stagione, è una scelta assurda e incomprensibile", ragiona in proposito l'ex designatore Paolo Casarin, convinto che la scelta vada fatta, "e subito".

"E' ora che il calcio italiano si faccia sentire", ha detto lo spagnolo Monchi, ds giallorosso. Il calcio italiano ora e' Michele Uva, vicepresidente Uefa, e Andrea Agnelli, alla guida dell'ECA al posto di Rummenigge, massimo dirigente Bayern. L'associazione dei club insiste da tempo per introdurre la tecnologia nelle coppe europee e si potrebbe muovere in vista della prossima riunione del Consiglio strategico della confederazione, previsto a Lione (Francia) alla vigilia della finale di Europa League, e del seguente Consiglio in programma il 24 maggio a Kiev, prima della finale Champions, due occasioni in cui l'argomento Var può essere affrontato. Ma la posizione di Ceferin sembra ferma e chiara: per ora non se ne parla. Poco contano, a Nyon, gli errori del connazionale di Ceferin, Skomina, che da quanto filtra dall'Olimpico ieri nel saluto finale con i dirigenti avrebbe di fatto espresso il suo disappunto per la serata.

Il fatto, d'altronde, è che la maggiorparte degli arbitri (Skomina tra loro) non ha mai usato la Var, e soprattutto non l'ha mai gestita dalla cabina di regia video. Il Mondiale estivo sarà una vetrina importante per la nuova tecnologia, su cui la Fifa ha sempre puntato con decisione, e in caso di successo la confederazione europea si troverà in una posizione scomoda, dato che nel frattempo molti importanti campionati continentali la stanno adottando e le differenze cominciano ad essere stridenti. "L'atteggiamento dell'Uefa è discutibile. Adottare la Var è complesso ma bisogna cominciare, magari dagli ultimi turni delle coppe - afferma Casarin -. Non si capisce tale chiusura. Dicono che serve la 'perfezione', ma che senso ha?.

"Ieri si è visto che senza la tecnologia permangono errori gravi - sostiene ancora Casarin - perché l'arbitro non può cogliere tutto e gli assistenti di porta non servono a nulla. L'aiuto della Var è sostanziale". L'Uefa però vuol procedere con i piedi di piombo. Ceferin in una recente intervista ha detto che quando si procederà con l'adozione della Var ci sarà "un periodo preparatorio di almeno un anno affinchè gli arbitri siano pronti" e sottolineato di non voler "affrettare decisioni di tale impatto" sul gioco, dichiarando che la Var non sarà adottata prima del 2020 nella Champions e, forse, agli Europei di quell'anno. Con buona pace dell'uniformità del calcio.

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