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Estorsioni e violenze, arrestati capi ultrà Juve. Agnelli: "Costretti ad aderire alle loro richieste"

Accusati di associazione a delinquere, estorsioni e violenze. Inchiesta della polizia, decine di perquisizioni in tutta Italia

Blitz della Polizia nella curva della Juventus: i capi e i principali referenti dei gruppi ultrà bianconeri sono stati arrestati nell'ambito di un'indagine coordinata dalla procura di Torino, che ha portato all'emissione da parte del gip di 12 misure cautelari.

Le accuse nei confronti degli ultras sono, a vario titolo, associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. In corso anche decine di perquisizioni in diverse città italiane. L'indagine, condotta dalla Digos e dal gruppo criminalità organizzata della procura, coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato: 'Drughi', 'Tradizione-Antichi valori', 'Viking', 'Nucleo 1985' e 'Quelli... di via Filadelfia'.

Agnelli, costretti ad aderire alle loro richieste  - La Juve "è stata costretta ad aderire" alle richieste degli ultrà, "consapevole delle possibili conseguenze negative come cori razzisti ed altre condotte idonee a comportare sanzioni pecuniarie, squalifiche o la chiusura della curva". E' quanto ha messo a verbale davanti ai pm di Torino il presidente della Juve Andrea Agnelli sottolineando che la denuncia fatta dal delegato ai rapporti con la tifoseria Alberto Pairetto ha segnato un "punto di rottura con i gruppi ultras" che, "con una serie di comportamenti minacciosi e violenti sono stati in grado di danneggiare e ricattare la società". Ai magistrati Agnelli ha anche ammesso di essere "ben consapevole" che Pairetto fino ad allora "gestiva la distribuzione dei biglietti" ai gruppi organizzati con una "formula agevolata". Una prassi che, mette a verbale il numero uno bianconero, serviva a "garantire un certo flusso dei tifosi allo stadio" e per "controllarli proprio per la loro capacità di creare problemi per l'ordine pubblico".

Uno striscione con la scritta "La curva Sud è morta" è stato appeso a Torino, in corso Grosseto, poco lontano dall'Allianz Stadium. Il riferimento è alle misure cautelari disposte dalla Procura di Torino ed eseguite dalla Digos nei confronti dei principali leader ed esponenti di alcuni gruppi ultrà bianconeri. Secondo alcune ipotesi, a srotolare lo striscione potrebbero essere stati alcuni esponenti del gruppo "Drughi giovinezza".

Digos: "Juve parte lesa, fondamentale la sua collaborazione"

"Quella dei Drughi era un'organizzazione di tipo militare: le persone, anche più fidate - ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto Patrizia Caputo - venivano allontanate se non rispondevano alle indicazioni del capo indiscusso Dino Mocciola. Queste sono persone che fanno della violenza uno stile di vita. Il tifo è un pretesto. Nemmeno la presenza dei bambini li fermava". "Ci sono persone che si sono viste allontanare, anche con violenza, dal posto allo stadio che avevano pagato perché infastidivano il gruppo ultrà. I tifosi vittime hanno reso dichiarazioni e ci hanno permesso di elevare imputazioni. Ci sono poi state estorsioni anche ai danni del gestore del bar dello stadio", aggiunge il procuratore aggiunto Patrizia Caputo. "Gli arrestati sono finiti in manette per reati commessi all'interno dello stadio, ecco una peculiarità di questa indagine", osserva ancora il magistrato.

Il questore 'Juve-Verona a rischio, prevedibili reazioni'  - "Quella di sabato era una partita già attenzionata. Sono due tifoserie con ideologie differenti. Ora aumentano i rischi perché sono prevedibili reazioni". Così il questore di Torino Giuseppe De Matteis in vista di Juventus-Verona, che si disputerà sabato prossimo all'Allianz Stadium, prima gara di campionato dopo l'azzeramento dei vertici dei gruppi ultrà juventini finiti nell'inchiesta 'Last banner' coordinata dalla Procura di Torino.

 

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