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Djokovic vuol tornare il n.1

Re a New York e eguaglia Sampras

Redazione ANSA ROMA

Il ritorno, la svolta, e ora la voglia di riprendersi il trono. E' proprio il caso di Novak Djokovic, per la terza volta re di New York dopo aver sconfitto in poco più di tre ore l'argentino Juan Martin Del Potro (6-3 7-6 6-3 il punteggio) sul cemento degli Us Open a Flushing Meadow. Proprio lui che dodici mesi fa era stato costretto a fare da spettatore per via dell'infortunio al gomito, dopo aver sollevato il trofeo a Wimbledon a luglio, ha così ulteriormente arricchito la sua collezione di Slam: sono diventati ora 14, come Sampras, e solo Roger Federer (a quota 20) e Rafa Nadal (17) li precedono in questa speciale graduatoria. Dopo due anni di dolori, vicissitudini e calo di motivazioni e fiducia Djokovic (qualificato per le ATP Finals già con questo risultato) torna prepotentemente protagonista, in prospettiva anche per il posto da numero uno, dopo quei mesi di stop e i tanti dubbi che devono essere balenati nella sua mente. Si tratta del terzo titolo nel 2018 per il 31enne di Belgrado, che dopo aver messo tutti in fila sull'erba londinese a metà agosto aveva completato per primo il 'Golden Career Masters' sfatando finalmente il tabù Cincinnati, e il 71esimo in carriera. Una vittoria che lo riporta sul podio mondiale, da dove Nole - aveva iniziato questo torneo da numero 6 Atp - mancava da giugno 2017. E' stata una cavalcata in crescendo, quella del serbo a Flushing Meadows, dove ha avuto un inizio difficile contro Marton Fucsovics e ha sofferto per il caldo umido che ha avvolto New York per tre quarti delle due settimane, poi però non ha più perso un set dal secondo turno contro lo statunitense Tennys Sandgren, non lasciando scampo a Joao Sousa negli ottavi, poi a John Millman nei quarti e venerdì in semifinale a Kei Nishikori, prima di completare il percorso con il successo sull'argentino. Dal canto suo Djokovic, alla domanda su quale sia il segreto che lo ha riportato ai massimi livelli di competitività dopo il periodo nero, non ha avuto dubbi. "L'amore delle persone che mi vogliono bene e mi hanno sempre sostenuto, in primis la mia famiglia, i miei figli e i componenti del mio team - ha sottolineato Nole prima di ricevere la coppa del vincitore dalle mani di John McEnroe, 4 volte trionfatore agli US Open - E' qualcosa di speciale questo risultato, così come l'aver eguagliato Pete Sampras. Speravo fosse qui stasera, ma desidero dirgli che lo amo ed è uno dei miei idoli: mi auguro di incontrarlo presto, magari su un campo da tennis… Ci tengo però a congratularmi con Juan Martin per quello che ha fatto in questi anni dopo i numerosi infortuni ai polsi e i suoi ritorni: aver avuto sempre la fiducia e la convinzione che un giorno sarebbe tornato ad essere un top player e a lottare per i titoli degli Slam è qualcosa di straordinario. Gli auguro il meglio per il futuro e sono sicuro che un giorno ci sarà lui qui con il trofeo del vincitore".

Delusione Federer - Un altro boccone amaro, difficile da digerire, due mesi dopo la delusione per l'uscita di scena nei quarti a Wimbledon per mano di Kevin Anderson. E così Roger Federer si trova a dover commentare un altro ko a sorpresa, stavolta negli ottavi degli US Open, contro l'australiano John Millman. A salutare New York è anche un'altra big del tennis, la russa Maria Sharapova battuta dalla spagnola Suarez Navarro in due set 6-4, 6-3. Il numero 2 del mondo e del seeding,si è dovuto arrendere all'australiano numero 55 Atp sull'Arthur Ashe Stadium di New York: 3-6 7-5 7-6(7) 7-6 (3) lo score, dopo 3 ore e 34 minuti di gioco in favore del 29enne di Brisbane, per la prima volta alla seconda settimana di uno Slam. Solo un'altra volta in carriera il fuoriclasse elvetico aveva perso con un giocatore fuori dai primi 50 del ranking dopo essersi aggiudicato il primo set: era accaduto contro l'ucraino Sergiy Stakhovsky a Wimbledon nel 2013. "Faceva davvero molto caldo, sentivo di non riuscire a prendere aria - ha dichiarato il 37enne di Basilea - Non c'era alcuna circolazione e per qualche ragione ho faticato con queste condizioni: è una delle prime volte che mi è successo. Ci si trova a disagio. Chiaramente si continua a sudare sempre di più mentre la partita va avanti e perdi energia mano a mano che si prosegue. Però il mio avversario è stato in grado di affrontare meglio questa situazione. Forse lo ha aiutato il fatto di essere originario di uno dei posti più umidi del mondo, Brisbane. Quando ti senti così e inizi a perdere occasioni, come quelle che ho avuto, in campo diventa frustrante. Fino al punto che ero quasi felice che la partita fosse finita...". A tradire 'mister 20 Slam' è stato soprattutto il servizio, quello che di solito è una delle chiavi del gioco di 'King Roger'. "Quando ti senti così, tutto è spento, quindi ... Ma mi sono allenato anche in condizioni più difficili. Ho giocato durante il giorno, con temperature ben più alte. Il fatto è che ci sono giorni in cui il tuo corpo non riesce a farcela - ha spiegato Federer - Credo che da quando c'è il tetto su quello stadio non ci sia circolazione d'aria e questo rende gli US Open completamente diversi''. Non è facile in questo momento, ma lo svizzero prova a lasciarsi alle spalle lo scivolone inatteso. "Non mi vergogno per questa sconfitta, penso solo che queste siano le cose che sfortunatamente a volte accadono. Quindi, vado avanti e sono felice di potermi riposare un po' ora. Poi tornerà per la 'Laver Cup' e spero di finire l'anno in maniera positiva", l'auspicio finale di Roger.
   

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