Quando scoppia un conflitto armato,
è la popolazione civile a subirne le conseguenze più devastanti.
Oltre alle vittime dei combattimenti, che non risparmiano
scuole, mercati e nemmeno ospedali, intere comunità si trovano a
vivere in città distrutte, spesso senza cibo né beni primari o
sono costrette a fuggire per salvarsi la vita. I medici in prima
linea curano le ferite, assistono pazienti con malattie comuni,
aiutano le donne a partorire, e quando gli ospedali sono
distrutti o sovraffollati, allestiscono sale operatorie,
ambulanze, cliniche per cure di base, programmi nutrizionali e
vaccinali. Perché anche in guerra la vita continua e gli
operatori di Medici Senza Frontiere (MSF) fanno di tutto per
garantirlo.
Per sostenere queste attività MSF lancia la campagna di
raccolta fondi "Cure nel cuore dei conflitti": dal 12 al 30
novembre si possono donare 2 euro con SMS da rete mobile, 5 o 10
euro con chiamata da rete fissa al numero 45598 oppure online
sul sito www.msf.it/conflitti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA