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30 gennaio, 16:36 Photostory Primopiano

Coppia naufraghi al Giglio riconsegna coperte

© ANSA
Maria Cristina Meduri (d) e Fabio Molinari (s) due naufraghi di Terni che sono tornati per riconsegnare le coperte che gli abitanti dell'isola del Giglio gli avevano dato nell'emergenza © Ansa

dell'inviato Domenico Mugnaini

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) - Sono tornati all'Isola del Giglio con le coperte pulite e lavate, quelle coperte che la notte del 13 gennaio scorso erano state messe sulle loro spalle da mani sconosciute, che li avevano salvati dal freddo, ma non dalla paura. Maria Cristina Meduri e Fabio Molinari, 45 e 50 anni, di Terni, erano sulla Concordia e, dopo 15 giorni, sono tornati all'Isola del Giglio: "ci sembrava giusto ringraziare queste persone, riportare le loro cose".

Sono sbarcati stamani alle 10,30, senza clamore, cercando di restare nell'ombra. Hanno subito cercato i vigili urbani per restituire a loro le coperte. Ma la voce del loro arrivo si è sparsa e alle 13, quasi di corsa, sono risaliti sul traghetto per tornare a casa: "in questi giorni abbiamo sempre evitato i giornalisti". Sulla Concordia erano saliti lo stesso giorno del naufragio, a Civitavecchia, "era il nostro viaggio di nozze", spiega Maria Cristina, "ci siamo sposati ad agosto".

"In effetti è stato un viaggio di nozze molto breve" sorride Fabio che non riesce a distogliere gli occhi dal relitto fermo sugli scogli e pensa a voce alta che "se qualcuno avesse dato subito l'ordine di evacuazione, se non avessero atteso un'ora e mezzo, tutti si sarebbero salvati". Loro non sembrano intenzionati ad accettare il rimborso proposto dalla Costa, 14 mila euro: "al di là delle cose personali che ho lasciato sopra, e che non nessuno potrà mai ripagare - dice lei -, c'é la paura, tutto quello che abbiamo passato". Hanno aspettato due settimane "ma dovevamo provare anche a 'esorcizzare' la paura".

Ricordano tutto: "continuo a svegliarmi la notte pensando al mare, al freddo, alla paura", prosegue Maria Cristina. Erano a cena quando "c'é stato un schianto: dai tavoli cadeva tutto - dice -. Ho provato ad alzarmi ma un cameriere mi ha detto di restare a tavola". Pochi minuti perché Fabio si è reso conto "che non poteva essere un semplice blackout". Sono saliti fino alla loro cabina, "al ponte 8, e abbiamo preso i giubbotti di salvataggio e una giacca a vento".

Ancora non riescono a capacitarsi di perché "nessuno ci diceva niente: siamo andati sul ponte delle scialuppe e poi siamo tornati un attimo in cabina senza mai trovare qualcuno in divisa" continua Fabio. "C'erano bambini, anziani, disabili ma nessuno pensava a loro", si inalbera ancora Maria Cristina. Poi guarda anche lei la nave adagiata su un fianco e al marito dice: "però sono stata brava a scendere di lì".

Prima dell'ordine di abbandono vedevano tanta gente intorno che si gettava in mare, "lui ha cercato di convincermi, ma avevo troppa paura". Poi qualcuno ha aperto il cancello per la scialuppa, sono riusciti a salire e a tornare a terra, accolti dai gigliesi che oggi hanno voluto ringraziare. Ma qualcuno, tra i naufraghi della Concordia, dovrà ringraziare anche Fabio che, una volta sul pontile si è messo ad aiutare i soccorritori "mi sembrava giusto dare una mano". Lui vuol tornare in crociera ma Maria Cristina non ne vuole sapere: "cercherò di convincerla perché non è che succede tutte le volte". "L'unica cosa è che staremo attenti a non imbarcarci di venerdì 13", sorride Fabio.

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