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Etruria: sentenza, crac da mercato e truffe, niente bancarotta

Etruria

Etruria: sentenza, crac da mercato e truffe, niente bancarotta

Motivazioni tribunale Arezzo che ha assolto 22 imputati su 23

AREZZO, 14 dicembre 2021, 22:50

Redazione ANSA

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Banca Etruria - RIPRODUZIONE RISERVATA

Banca Etruria - RIPRODUZIONE RISERVATA
Banca Etruria - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ci furono certamente finanziamenti che determinarono gravi perdite per Banca Etruria ma si trattò di operazioni rientranti nel normale rischio di mercato oppure di operazioni in cui Bpel fu perfino truffata da quanti il prestito lo avevano richiesto. Questo, in buona sostanza, il filo conduttore delle motivazioni della sentenza con cui l'1 ottobre scorso il tribunale di Arezzo assolse 22 imputati dalle accuse di bancarotta fraudolenta e semplice, reati che per i giudici non furono compiuti. Il collegio, presieduto da Gianni Fruganti, condannò solo l'imprenditore Alberto Rigotti, a 6 anni. 

La sentenza, di cui è estensore il giudice Fruganti, suo ultimo atto prima della pensione, fa il punto sui principali passaggi dell'inchiesta e poi del processo.
    Dall'operazione relativa a Villa San Carlo Borromeo, 21 milioni persi da Banca Etruria, dove, secondo l'analisi del tribunale, Bpel rimase vittima di una truffa da parte di Armando Verdiglione, che presentò un rating AA e conti della società poi clamorosamente smentiti dalle successive vicissitudini finanziarie. Ma questo all'epoca, si argomenta, gli amministratori finiti poi sotto accusa non potevano saperlo. Lo stesso per il finanziamento Privilege Yard, relativo alla costruzione di quello che avrebbe dovuto essere lo yacht più grande e più bello del mondo per il quale si favoleggiò dell'interessamento di Brad Pitt e Angelina Jolie. E' vero che i 25 milioni concessi da Bpel nell'ambito di un prestito in pool di 80, presero la via dei paradisi fiscali ai Caraibi ma anche in questo caso gli amministratori di Bpel ne erano ignari e inizialmente il finanziamento era correttamente congegnato e garantito.
    Per quanto riguarda invece il prestito Sacci, la più grossa delle sofferenze di banca Etruria con 60 milioni in fumo, si trattò, secondo il tribunale, di un'operazione di mercato,: la Sacci acquistava un'altra società cementiera, Lafarge Italia, ma la crisi del 2008 mandò in crisi il mercato del cemento fino al fallimento della stessa Sacci. Anche tutto ciò era imprevedibile all'epoca in cui fu deliberato il finanziamento.
    L'unico degli ex consiglieri di Bpel di cui le motivazioni tracciano un ritratto decisamente negativo è Rigotti: "Le pratiche dei finanziamenti a Pegasus, Cib ed Hevea (tutte società riconducibili al finanziere, ndr) sono una sorta di festival degli orrori...Si è asservito la banca agli interessi personali, anzi più correttamente si è continuato da parte di Rigotti ad asservire la banca ai propri interessi personali, schermandosi dietro altre società e loschi figuri".
    Sempre nella parte relativa a Rigotti, la sentenza parla anche delle riunione fra presidente, vicepresidenti e dg del giorno precedente alle riunioni di cda, negando che si trattasse di un comitato informale che di fatto governava Banca Etruria. E ancora nel capitolo Rigotti si fa cenno dell'estromissione dell'allora presidente Elio Faralli il 18 maggio 2009, qualificandolo come "putsch" o "colpo di stato", nel quale lo stesso Rigotti passò da vecchio alleato del presidente Faralli a sostenitore della nuova maggioranza formatasi attorno al suo successore Giuseppe Fornasari, dalla quale nei primi anni ebbe vantaggi: "Difficile immaginare che coloro che avevano operato a che ciò potesse avvenire (la defenestrazione di Faralli, ndr) non dovessero gratitudine ad esso Rigotti, d'altronde subito dimostratagli con l'insabbiamento della seria istruttoria sui di lui sconfinamenti". 
   

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